Cosa comporta lo studio di una realtà produttiva in ancien régime? Quali i livelli di indagine necessari alla comprensione di fenomeni la cui natura e la cui evoluzione erano il risultato della profonda compenetrazione di fattori geografici ed economici, di tecniche e di indirizzi di mercato, ma anche di strutture fiscali, di capacità contrattuali, di mediazioni politiche, di riconoscimento reciproco di potere tra le diverse rappresentanze della società e delle istituzioni? Lo studio della sericoltura siciliana tra Seicento e Ottocento offre la possibilità di verificare «sul campo» diverse ipotesi interpretative. La seta e le sue manifatture sono state, infatti, durante tutta l'età moderna, l'elemento caratterizzante della Sicilia nord-orientale, segnandone in maniera determinante non solo l'economia, ma anche la politica, i rapporti sociali, la vita quotidiana. A partire dal XV secolo infatti, per quell'area, la seta ha costituito la ricchezza principale con la quale sopperire all'endemica penuria di grano, e al tempo stesso la principale merce di scambio sui mercati locali e soprattutto internazionali. Intorno ad essa si è, inoltre, organizzato un complesso sistema fiscale che ne ha finito per strutturare caratteristiche produttive e particolarità tecniche, rivelatesi nel tempo determinanti per il futuro. La seta è divenuta una grande questione politica, una risorsa sulla quale istituzioni, città, ceti sociali, corpi professionali e singoli cittadini, hanno intessuto reti di patronage, costruito alleanze e conflitti, rivendicato privilegi, giustificato egemonie.