
Collana: Saggine, 81
2005, pp. XIV-124
ISBN: 9788879899628
€ 12,90 € 12,26
Quattrocento anni sono trascorsi da quella primavera in cui Cervantes mandava alle stampe il suo L’ingegnoso hidalgo Don Chisciotte della Mancia. Da allora non esiste lingua in cui le avventure del visionario castigliano non siano state tradotte, e da oltre un secolo il libro che le racconta è considerato il prototipo del canone romanzesco occidentale. Ma per quale ragione il romanzo moderno nasce proprio nella Spagna controriformista che, liberatasi nel 1492 della componente ebraica, si apprestava nel 1609 a disfarsi di un’altra componente essenziale, quella araba? Come mai l’Europa deve proprio a una nazione che si è inesorabilmente chiusa nei confini di una religione intransigente il genere in cui più si è rispecchiata? «Soltanto uno spagnolo dell’epoca di Cervantes avrebbe potuto scrivere il Chisciotte»: partendo da questa considerazione Fuentes immerge il lettore nella Spagna secentesca, ripercorrendone con rigorosa passione le tensioni culturali. Nello stesso tempo, con la ricchezza di riferimenti e l’audacia degli accostamenti della migliore tradizione saggistica latino-americana, da Borges a Octavio Paz, analizza il capolavoro cervantino mostrando la profonda originalità e la radicale modernità della critica della lettura che prende forma nelle sue pagine. Un piccolo grande classico della riflessione sull’opera di Cervantes, per celebrarne il genio a quattro secoli dalla sua rivelazione.
Carlos Fuentes
Carlos Fuentes è nato a Città del Messico nel 1928. È tra i massimi rappresentanti della cultura e della letteratura latino-americane contemporanee. La sua produzione comprende raccolte di racconti (Acqua bruciata, 1981), romanzi (Terra nostra, 1975; Una famiglia lontana, 1980; La morte di Artemio Cruz, 2002; L’istinto di Inez, 2004), testi teatrali (I regni originari, 1971) e saggi (Geografia del romanzo, 1993; In questo io credo, 2005).
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