

Quanti sono i lettori attratti dalla monumentale Recherche di Proust, e al tempo stesso atterriti dalle sue tremila pagine? A tutti loro, in particolare giovani e studenti, Giovanni Cacciavillani rivolge questa sua lettura del capolavoro proustiano. A loro, più che ad altri, attribuisce l’istinto di attingere a un sapere coinvolgente e al contempo perturbante, come è appunto la lettura delle pagine proustiane. E dunque li conduce in un attraversamento critico-narrativo di tutta la Recherche, tra considerazioni stilistiche e descrizione di quegli affioramenti dell’inconscio, di quel mondo interno fatto di «cellule emozionate di senso». L’incontro tra lo scrittore e la nonna, la madre, o Albertine, la vista di certi paesaggi altro non sono che la scintilla di un contatto tra quelle cellule e l’oggetto ideale, da cui scaturisce una dimensione sacrale e liturgica che il grande francese chiamava l’«adorazione perpetua». Su questa dimensione Cacciavillani in particolare si sofferma, e da studioso del rapporto tra letteratura e psicoanalisi, ci svela quanto Proust abbia gareggiato con Freud nella scoperta di tutti i meccanismi dell’inconscio, precorrendo tanta parte della «scienza del Novecento».
Giovanni Cacciavillani
Giovanni Cacciavillani è professore ordinario di Lingua e Letteratura francese presso l’Università «Ca’ Foscari» di Venezia. Fra i suoi ultimi volumi ricordiamo: La malinconia di Baudelaire (2000), La civiltà letteraria francese. Un profilo (2002), Proust e l’adorazione perpetua. Il racconto della «Recherche» (2003), «Questo libro atroce». Commenti ai «Fiori del Male» (2005).

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