Il crepuscolo della sovranità
Filosofia e politica nella Germania del Novecento
Un grande dibattito sulla natura del potere ha attraversato la filosofia politica e la riflessione giuridico-costituzionale del Novecento in Europa e in particolare in Germania. Secondo l’autore, per comprendere genesi e dinamica dell’odierna metamorfosi provocata dal processo di globalizzazione sugli assetti geopolitici del pianeta, è ineludibile tornare a esaminare quel dibattito, e in particolare la drammatica esperienza della Repubblica di Weimar. A cavallo della svolta epocale degli anni trenta, caratterizzata dal crescente dominio della tecnica e dalla massificazione della politica, si sviluppò un confronto sul tema della sovranità che vide protagonisti alcuni dei maggiori politologi e giuristi del Novecento: da Hermann Heller a Hans Kelsen, da Carl Schmitt ai suoi allievi Otto Kirchheimer, Fritz L. Neumann e Ernst Fraenkel. Ad una lettura nichilistica e decisionistica della politica, che trovò nella teologia politica di Carl Schmitt la sua massima espressione, si contrappose una diagnosi più disincantata e complessa, capace di dar ragione del carattere strutturalmente pluralistico e policentrico dei moderni sistemi di capitalismo organizzato. Parlare, dunque, come suggerisce questo libro, di «crepuscolo della sovranità» non vuol dire soltanto prendere atto del declino progressivo e irrevocabile dello Stato-nazione europeo, ma significa soprattutto provare a rintracciare l’origine di questo processo all’interno della storia stessa del politico moderno, mettendo in luce l’inconciliabile contrasto tra due opposte concezioni del potere statale: quella «leviatanica» e assoluta dei sistemi continentali e quella «oceanico-marittima», liberale e pluralistica, della tradizione anglosassone.