Il lavoro ricostruisce la genesi del concetto di criminalità organizzata negli Stati Uniti, soffermandosi sull'evoluzione che esso ha subito nel tempo. Prende poi in considerazione le modalità della sua trasposizione al caso italiano, mettendo in luce le differenze che intercorrono tra la criminalità organizzata americana e le mafie italiane. Approfondisce infine il senso dell'uso dell'appellativo «organizzata» con riferimento alla criminalità, sia nel caso americano sia in quello italiano, rifacendosi ai contributi della teoria dell’organizzazione. Le analisi sviluppate nella prima parte sono la premessa di una riflessione sulle ragioni della persistenza del fenomeno mafioso, ormai articolato geograficamente non solo nelle aree di tradizionale localizzazione ma anche nel resto del paese. Tra queste assumono un particolare rilievo le condizioni della riproduzione sociale in alcuni territori, da un lato, e le politiche criminali, dall'altro. Le valutazioni sviluppate sui due fronti consentono la definizione di scenari futuri in cui la prospettiva di un consolidarsi dell'esperienza storica si confronta con quella, innovativa, caratterizzata dall'identificazione di incentivi che attenuino la probabilità di un'opzione a favore della «carriera criminale» da parte dei soggetti a rischio.
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