
Collana: Saggi. Storia e scienze sociali
1999, pp. XXVIII-340, con 17 tavole a colori fuori testo, rilegato
ISBN: 9788879895057
€ 28,41 € 26,99
Che cos'è l'Europa, per Lucien Febvre? Che cosa rappresenta questo «continente» agli occhi del grande storico francese, nei mesi in cui si chiude il sipario dell'ultima e più distruttiva guerra europea (e perciò stesso mondiale)? Nelle pagine che vedono qui per la prima volta la luce (il testo inedito di un corso al Collège de France nel 1944-45), l'eco degli accadimenti nutre la rivisitazione dello storico. Il fatto è che l'idea di Europa sembra accamparsi sotto la bandiera di una inafferrabile vaghezza: «Un ideale, un sogno. Una estensione di territori estensibili a non finire». Fuori dalla storia, l'Europa, semplicemente non esiste. Ma allora, quando nasce l'Europa? Essa è figlia della disgregazione dell'unità mediterranea, ellenica e romana. Solo quando l'Impero romano crolla si danno le condizioni perché si possa cominciare ad aggregare una civiltà europea. Ma questa nuova realtà nasce da una grande mutilazione. L'Islam irrompe nel vecchio mondo greco-romano disgregandolo. Ed è contro l'Islam che nasce la costruzione carolingia, atto costitutivo dell'Europa in idea. Parte integrante di quest'idea fu, all'inizio, l'espansione di una cristianità concepita come il vero elemento unificante. Quel passaggio da un mondo mediterraneo a un mondo in cui il centro di gravità si sposta a nord ha determinato poi uno "slancio europeo" che è stato soprattutto uno slancio economico. Scorrono così sotto gli occhi dello storico le successive incarnazioni europee. Europa, equilibrio di potenze. Europa, patria delle élites intellettuali del XVIII secolo. E, dopo la Rivoluzione, Europa nemica delle nazioni. Europa, infine, rimedio disperato dopo la catastrofe della grande guerra. L'Europa, insomma, non è una cosa semplice, non si incide bell'e pronta, sopra una tabula rasa. «Ciascuna parte d'Europa ha dietro di sé una terribile storia "contro". Perciò l'idea di un dominatore che sottometta tutto l'Universo, è una idea vana. E, bisogna aggiungere, sanguinaria». Lo spettro del dittatore appena sconfitto domina le ultime pagine del libro. Febvre recalcitra all'idea di una unificazione europea. Non sono ancora maturi gli anni del rinnovato progetto europeista. A distanza di cinquant'anni è oggi possibile misurare l'enorme tratto di strada che l'Europa storica ha compiuto. Ma il testo di Febvre rimane un monito contro i facili entusiasmi europeisti. L'Europa può espandersi solo a patto di non prevaricare le altre civiltà: quelle che la compongono e quelle che ha di fronte.
Lucien Febvre
Lucien Febvre (1878-1956) è stato uno dei più grandi storici del Novecento. Dal 1919 fu chiamato a insegnare all’Università di Strasburgo e qui conobbe Marc Bloch, con cui costruì un profondo sodalizio intellettuale che avrebbe dato vita, nel 1929, alle «Annales», una delle esperienze più vive della cultura storica europea. Tra i suoi insuperati lavori ricordiamo Filippo II e la Franca Contea (1979) e La terra e l’evoluzione umana (1980). Di Febvre Donzelli ha pubblicato Onore e patria (1997), Il Reno. Storia, miti, realtà (1998) e L’Europa. Storia di una civiltà (1999, 2019).
Vigne, persone, culture
Scritti e discorsi (1958-1963)
Gerolamo Gaslini imprenditore e filantropo
I mondi della caffeina tra storie e culture
La Val di Sangro dal dopoguerra a oggi
Dai primi del Novecento a oggi
Partecipazione e rappresentanza nelle democrazie moderne
La fine dell'impero romano d'Oriente (1392-1448)
Napoli, le province, la Sicilia
Storia di una città