

Alla ricerca di un tempo perduto della Nazione. Da alcuni anni si discute e si scrive con rinnovato accanimento attorno all'identità dell'Italia, al suo essere o non essere nazione, ai suoi usi civili, alla sua unità "occasionale". Rivivono in questa fine secolo giudizi, metafore e sentimenti che avevano caratterizzato parte significativa dell'intellettualità italiana all'inizio del Novecento: le due Italie, l'inadeguatezza delle classi dirigenti, i pericoli e le asfissie dell'industrialismo nostrano. Si ripropone l'oscuro risentimento di cui sembra ancora preda una parte rilevante degli italiani rispetto alle origini unitarie del nostro paese. Ma se si guarda con occhio attento e disincantato non solo all'Italia, ma all'Europa intera, è facile scoprire che l'incontro tra cultura romantica e industrialismo fu, fin da subito, un incontro contrastato. Stendhal, Heine e Tocqueville, così come Foscolo, Leopardi e Manzoni si presentano come spettatori disarmati e critici delle magnifiche macchine dell'industrialismo; esprimono - ciascuno a suo modo - il proprio dissenso nei confronti dei tempi nuovi, scanditi dai ritmi della incalzante rivoluzione industriale. E dietro di essi, larghe schiere di scrittori, storici e poeti danno voce al loro dissenso culturale dal tempo dell'industria. In Italia, in particolare, la letteratura finisce con il separarsi irrimediabilmente dall'economia. L'ideale intellettuale della Nazione si dissocia dai temi della crescita, del mercato, dello sviluppo. E i governanti dell'Italia liberale si trovano per conseguenza a dover affrontare da soli la via impervia dello sviluppo economico, senza il sostegno di una cultura autenticamente borghese. E' proprio questa discontinuità a rappresentare il punto di origine di inefficienze e furbizie che caratterizzano l'evoluzione storica della società italiana, fin nei suoi esiti più recenti. Costruito intorno a un'indagine su temi apparentemente non coincidenti, e anzi ritenuti talvolta storiograficamente incompatibili, questo volume di Lucio Villari ripropone le idee e le ideologie degli italiani che cercano se stessi, in una Italia da costruire, nel clima febbrile del Romanticismo europeo.
Lucio Villari
Lucio VILLARI è professore di Storia contemporanea all'Università di Roma. È autore di volumi e saggi sulla storia delle idee, della cultura e della vita sociale in Europa e negli Stati Uniti tra Settecento e Novecento. Tra le sue pubblicazioni: L'economia della crisi, Einaudi, Torino 1981; Viaggi indifferenti, Bompiani, Milano 1987; Confini e deserti, Shakespeare & Co., Milano 1987; Settecento adieu, Bompiani, Milano 1989; Le avventure di un capitano d'industria, Einaudi, Torino 1991; Il capitalismo italiano del Novecento, Laterza, Bari 1993; La roulette del capitalismo, Einaudi, Torino 1995; La schiavitù dei moderni, Edizioni Associate, Roma 1996; La Rivoluzione francese raccontata, Laterza, Bari 1997.

Mussolini e Hitler
La Repubblica sociale sotto il Terzo Reich

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L'evoluzione di un presidenzialismo extra-costituzionale

Diario di guerra
(settembre-novembre 1943)

Padania
Il mondo dei braccianti dall'Ottocento alla fuga dalle campagne

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Si può fermare per sempre la mano del boia?

Stragi naziste in Italia
1943-44

Pentiti
I collaboratori di giustizia, le istituzioni, l'opinione pubblica

L' idea di progresso
Possiamo farne a meno?

Oro nero d'Oriente
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Tute blu
La parabola operaia nell'Italia repubblicana

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Banca d'Italia e classe dirigente. Cento anni di storia