

Nel passaggio dalla tradizionale "età della retorica" all'attuale "età della pragmatica", molti hanno sostenuto la necessità di restituire lo scettro al vero, sostanziale sovrano della scena societaria, di ricollocare cioè al centro dell'attenzione, tanto degli scienziati sociali che dell'opinione pubblica, "il fenomeno del potere". Intorno ad esso - alla sua irriducibilità, alla sua immediatezza e, a volte, alla sua brutale concretezza - si è voluto rileggere e ridefinire lo stato dei rapporti sociali ed economici tra gli individui e le comunità della fine del secondo millennio dell'era cristiana. A fronte di questo bisogno è però emersa in tutta evidenza la questione che sta al centro di questo volume: più che un tema, il potere risulta essere un problema, e la sua costituzione è fisiologicamente connotata da ambivalenze, storicamente e scientificamente affrontate anche in maniera acuta, ma altrettanto spesso con una tendenza alla settorialità e all'incompletezza. Per superare tali limiti, il libro procede ad una riconcettualizzazione del potere tramite il ricorso alla doppia prospettiva individuale/collettiva e al duplice piano d'analisi esistenziale/strutturale. Accanto ai "paradossi del potere" (il primo: il potere è necessario non in forza della sua naturalità, ma all'opposto, in virtù della sua innaturalità; il secondo: il potere non solo «determina riducendo», ma «crea determinando»), viene analizzata anche l'"ossessione del potere", interpretata come effetto della paura delle mancanze esistenziali, psicologiche e sociali. Nella parte finale il volume prende in esame la questione della "riproduzione del potere", intesa da un lato come processo ineliminabile, ma dall'altro anche come occasione di giochi speculativi sulla gestione e sulla riproduzione dell'anomia e dell'incertezza altrui. La riconsiderazione complessiva del fenomeno del potere rivela in paricolare la coesistenza di tre opzioni in perenne lotta tra loro: il potere può essere vissuto come "necessità", come "ossessione", o come "libertà". Da ciò sembra derivare che ogni soggetto singolo o collettivo, se non gioca a nascondersi (ma anche questa è già un'opzione), deve scegliere con quale potere misurarsi, quale soluzione adottare per sé.
Roberto Segatori
Roberto SEGATORI insegna Sociologia dei fenomeni politici all’Università di Perugia. Sull’argomento ha curato Istituzioni e potere politico locale (Franco Angeli, 1992). Per i tipi della Donzelli ha pubblicato: Multiculturalismo e democrazia (con F. Crespi), 1996 e L’ambiguità del potere, 1999.

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