Francesco Abbate

Storia dell'arte nell'Italia meridionale. Vol. I

Dai longobardi agli svevi

Collana: Saggi. Storia e scienze sociali
1997, pp. XXII-280, con 80 pagine di tavole fuori testo a colori e in b/n, rilegato
ISBN: 9788879893510

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Scheda libro

Questo volume, dedicato al periodo che va dall'alto medioevo alla fine della dominazione sveva, inaugura un vasto affresco delle vicende storico-artistiche del Mezzogiorno italiano, dalla fine dell'antichità all'Ottocento. Il suo autore - un fiorentino innamorato dei luoghi del suo oggetto di studio fino al punto da insediarvisi stabilmente - ha affinato in una consuetudine ormai ventennale il proprio registro di sensibilità e di sintonia con quel contesto; e concentra ora la sua autorevolezza su una sfida di non piccolo momento: studiare, per la prima volta, la storia dell'arte nel Mezzogiorno (in tutto il Mezzogiorno) nel corso dell'intero arco di quindici secoli. Il territorio meridionale e la sua storia fanno da guida e da punto di riferimento in questa ricostruzione di un vasto e cospicuo segmento dell'arte italiana. Se infatti è impossibile pensare a una «storia dell'arte meridionale» intesa come determinazione di uno spazio autonomo, estrinseco al resto dei fenomeni artistici che hanno riguardato il nostro paese, è vero però che le particolarità ambientali, le sensibilità degli uomini e le peculiari vicende storiche del Mezzogiorno d'Italia hanno contribuito a determinare in quel contesto modalità di manifestazione artistica tali da segnare, lungo i secoli, l'identità stessa di quel territorio. Non a caso questa Storia dell'arte nell'Italia meridionale prende le mosse dalla frattura longobarda, che segna, insieme con la fine dell’unità politica, l'avvio di una storia di forti diversificazioni. Né può essere trascurato il fatto che, in un contesto di fortissimo policentrismo, il territorio meridionale ha comunque fatto da supporto all'entità statale più estesa della penisola, che si è caratterizzata, da un certo momento in avanti, per il fatto di possedere una città capitale sempre più imponente ed «esclusiva», così da rendere del tutto particolare, in quelle regioni, il rapporto tra «centro» e «periferie». La stessa dialettica tra Napoli e Palermo non ha diminuito la forza preponderante di queste presenze urbane, ma le ha se mai rafforzate vicendevolmente. Accanto alle capitali, il discorso si sviluppa intorno alla vasta tessitura di fatti artistici che caratterizzano il territorio e le sue gerarchie, grandi, medie e piccole. Sono dunque in primo luogo le strade - quelle di grande comunicazione, dei «pellegrinaggi» verso l'imbarco per la Terra Santa, o quelle più modeste, i «tratturi», che disegnano la rete degli spostamenti quotidiani e stagionali - a tracciare un connotato forte della storia dell'arte nel Mezzogiorno. Così come peculiare appare la diffusione degli insediamenti monastici, e via via quella dei borghi abitati, sempre più fortemente caratterizzati dall'accentramento e dalla scelta di siti arroccati, difendibili, protetti. È dunque la difesa di un territorio esposto a mille rischi di conquista e scorribanda a fornire la traccia essenziale alle modalità dell'insediamento, e con esse a quelle della manifestazione artistica. Ad essa si connette la particolare struttura delle classi dirigenti meridionali che, con le loro caratteristiche insediative e i loro bisogni simbolici, definiranno ulteriormente la committenza, e dunque la cornice stessa, di una ricchissima produzione.

PIANO DELL'OPERA:

I. Dai longobardi agli svevi. II. Il Sud angioino e aragonese. III. Dal Viceregno spagnolo al Regno borbonico.

Autore

Francesco Abbate
Francesco Abbate – uno dei massimi studiosi della storia dell’arte meridionale – insegna all’Università di Lecce. Tra i suoi numerosi lavori, ricordiamo in particolare La scultura napoletana del Cinquecento (Donzelli, 1993).