Collana: Saggi. Arti e lettere
1997, pp. XV-258
ISBN: 9788879893268
€ 19,63 € 18,65
Il nome di Ludovica Koch cominciò a circolare, nel mondo editoriale e letterario italiano, in relazione alla traduzione di alcune saghe poetiche del medioevo nordico o anglosassone, cui avrebbero presto fatto seguito altre traduzioni di scrittori moderni norvegesi, svedesi, tedeschi, inglesi e americani. Un intenso lavoro di traduttrice, che potrebbe apparire riduttivo rispetto allo spessore creativo e alla densità critica di questa finissima intellettuale e donna dei nostri tempi. In realtà, per la Koch, la traduzione è un processo che «porta ad affermare verità non sapute prima, e difendibili solo con la voce dell'altro». È così che il problema centrale del tradurre, «l'imperativo etico della fedeltà», diventa un procedimento inventivo di secondo grado, una sorta di «resa dei conti con il demone del lontano». L'insieme dei saggi qui raccolti, testimonianza di una straordinaria attitudine critica e di uno spettro intellettuale di vastissimo raggio, rappresenta la tensione verso la riconquista del «lontano», di quella inafferrabile cifra di distanza che è l'essenza vera di ogni letteratura. Si giustifica, in questa chiave, la predilezione per le culture nordiche, «boreali», basate - a differenza delle solarità greche classiche - su un consapevole principio crepuscolare, responsabile dell'offuscamento, dell'ambiguità, della deformazione delle cose.
Ludovica Koch
Ludovica KOCH è nata a Roma nel 1941. Allieva di Mario Praz, si è laureata con Mario Gabrieli, discutendo una tesi sulle ballate popolari scandinave. Ha insegnato Lingue e letterature nordiche all'Istituto Universitario Orientale di Napoli e poi alla Sapienza di Roma. Partecipe attiva dei fermenti politici e religiosi del suo tempo, ha collaborato alla pagina letteraria di «Repubblica», alla «Rivista dei libri» e al Terzo programma della Rai. È scomparsa nel 1993 a Copenaghen.
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