
Collana: Interventi
1997, pp. IX-182
ISBN: 9788879893251
€ 11,36 € 10,79
Taglio, scure, disboscamento. Il lessico corrente è truculento e inesorabile. I sistemi di protezione sociale sono giunti al punto da essere ritenuti semplicemente «insopportabili» per il nostro sistema economico. È ancora possibile parlare di welfare senza impugnare necessariamente la scure del boia che si accinge alla esecuzione finale? È ancora possibile conciliare il necessario risanamento, la terapia anti-bancarotta che sembra oggi indispensabile, con la difesa dei diritti di cittadinanza e dei principi di equità? E cosa dovrà essere, allora, l'«equità», d'ora in avanti? Laura PENNACCHI assomma, in questo scenario, le vesti di esperto del problema, di dirigente politico del Pds e di sottosegretario del primo governo dell'Ulivo. Non le è sufficiente dire se è possibile una «riforma» del welfare: è tra coloro che devono provare a farla; e - secondo i suoi stessi principi - evitando di buttare via il bambino con l'acqua sporca. La nuova frontiera di un welfare compatibile dovrà riguardare il tramonto di scansioni rigide e uniformi del tempo di lavoro e di non lavoro, il che richiederà sistemi di protezione molto diversi da quelli del passato, da concepire come reti che favoriscano i numerosi passaggi da uno stato all'altro. Assumono nuova importanza le questioni redistributive, giacché esse non riguardano solo il reddito, ma anche gli «stili di vita», la possibilità stessa di avere servizi che consentano vite realmente libere e autonome. In questo quadro, lo stato, l’operatore pubblico, dovrà cambiare natura; ma vedrà accentuarsi, e non diminuire, il proprio peso. Le sue funzioni si sposteranno sempre più dall'erogazione diretta all'indirizzo e al controllo. Almeno, questa è la scommessa.
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