Il drago
Hong Kong, la Cina e l'Occidente alla vigilia del nuovo millennio
Luglio 1997: Hong Kong torna a casa. Con l'unificazione della città-stato, la Cina diventa la chiave di volta dell'intera comunità asiatica. Dopo secoli di civiltà eurocentrica, dopo il lungo primato economico e tecnologico europeo, dopo la grande e vittoriosa sfida americana, il centro di gravità della produzione e degli scambi mondiali si sposta radicalmente, e questa volta verso Levante. Tra le suggestioni della «fine della storia» e i malinconici declini dell'idea di «grandi potenze», l'economia e la geopolitica ripropongono, in versione del tutto nuova, la «sindrome cinese». È il grande ritorno dell'Impero di Mezzo. È l'irrisolta questione di Taiwan, con il suo alto potenziale di rischio politico-militare. È l'incerta pressione del Giappone, diviso tra la speranza di una crisi «sovietica» del regime di Pechino e la appetitosa necessità del business. È l'esplosiva potenza produttiva delle «Tigri del sud-est», che bruciano le tappe sulla via dell'accumulazione capitalistica. Un nuovo modello? Una nuova egemonia? Una via autoritaria al capitalismo, cui guardano con invidia e ammirazione le élites in crisi dell'Occidente?