

«Perduto lo statuto di nazione autonoma su una propria terra, gli ebrei dispersi sono diventati una nazione in potenza; perduto lo statuto sacerdotale del culto, la religione ebraica è diventata un sacerdozio in potenza. Questo impasto di potenzialità è peculiare di ciò che chiamiamo ebraismo: è come una gestazione perenne che non giunge mai al parto».
La vicenda ebraica incarna mondi storici, simbolici e dottrinari di straordinario spessore, che i saggi di Stefano Levi Della Torre attraversano, si è tentati di dire, con lo stesso poetico «acume» che aleggia nella luce dei suoi quadri. E la vicenda ebraica diviene una lente attraverso cui scrutare questioni cruciali per tutti gli esseri umani. Al cuore vi è il formarsi di una «mentalità collettiva» che si mostra ora in tutta la sua fertile relatività: come scrive Levi Della Torre nel primo dei saggi di questa raccolta, essa «prende forma non solo dai fatti vissuti obiettivamente ma ancor più da come li si racconta: da come si trasformano gli eventi in memoria, la memoria in narrazione, la narrazione in tradizione, la tradizione in identità». Vibrando tra universalità e particolarità, si è condotti allora a ragionare su altri temi fondanti, dall'idea scandalosa di «popolo eletto» - presunzione imputata al popolo ebraico ma in realtà affiorante e vitale in ogni cultura - alla tensione e al conflitto tra la spinta all'insediamento territoriale e le vie della dispersione e dell'esilio. In Essere fuori luogo, il saggio che dà il titolo al libro, protagoniste sono invece quelle tesi del sionismo che vedono nella «diaspora» ebraica un vizio e una colpa, e in Israele la sua cura: ma l'ebraismo, nella sua realtà e nei suoi testi - controbatte Levi Della Torre rispondendo agli argomenti dello scrittore israeliano Yehoshua - non incarna l'elaborazione di un pensiero e di un sentimento dello «stabilirsi», bensì evoca l'esperienza dell'oscillazione tra territorialità e a-territorialità, tra radicamento e sradicamento: una oscillazione in cui sembrano affollarsi quelle più diverse esperienze umane che la stessa Bibbia racconta, contiene, preserva.
Stefano Levi Della Torre
Stefano LEVI DELLA TORRE (Torino 1942) si è laureato in Architettura al Politecnico di Milano, dove attualmente insegna. È pittore e saggista, membro del Consiglio della Comunità ebraica di Milano e del comitato scientifico della «Rassegna Mensile di Israel», organo dell'Unione delle comunità ebraiche italiane. Si è dedicato allo studio dell'ebraismo sotto la guida di Haim Baharier. I suoi scritti sul pensiero ebraico e di argomento storico, politico e di critica d'arte sono apparsi in periodici quali «Rivista di storia contemporanea», «Linea d'ombra», «L'Indice», «Problemi del socialismo», «Politica ed economia», oltre che in numerosi volumi collettanei. Il suo primo libro Mosaico, è uscito per Rosenberg e Sellier (Torino 1994). Per i tipi della Donzelli ha pubblicato Essere fuori luogo (Roma 1995), che ha vinto il Premio Pozzale-Luigi Russo 1995.

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