

«"In primavera i prati si tingono di verde": il bambino palermitano di periferia legge con stento la frase del sussidiario e si ferma perplesso. Riflette e poi si chiede: "Ma come fanno? I prati a primavera li verniciano?". Per il bambino di Palermo dove ben spesso prato si riferisce a una spianata desolata di detriti perennemente grigiastra e polverosa, come la frase del sussidiario, anche la frase che dà titolo a questo libro ha un senso necessariamente spiazzante: l'erba è verde o non è verde? Nella sua Lebensform, nell'intreccio dei suoi trainings, l'erba, semplicemente, non c'è. E i prati possono essere verdi solo se ne viene appaltata la tinteggiatura ad apposite ditte specializzate. I bambini di Palermo sono bravissimi nel mettere in crisi le sedimentazioni delle banalità degli adulti, quelle banalità che nell'insieme diciamo "senso comune". Se le loro domande, invece di spegnerle, le ascoltiamo (come Wittgenstein seppe fare), ci avviamo sulla via della critica del linguaggio e della certezza. Secondo quanto qui mostra assai bene Cristina Baccillieri, l'esito di questa via non è lo scetticismo, come Moore e altri hanno paventato, ma è un rinnovato incontro con le modalità della certezza. Essa non sta in un fondamento psicologico o esistenziale (che a sua volta richiederebbe di trovare un suo fondamento), ma sta nella effettiva enunciazione all'interno di una pratica, di tecniche finalizzate ed efficaci. Così Cristina Baccillieri ci aiuta a liberare la lettura di Wittgenstein da ogni pregiudiziale antiscientifica. La sua radicale messa in discussione di un Ordine, di una Ragione Ultima, è la via per dare riconoscimento effettivo a ciò che effettivamente costruiamo e che ci serve a fare, a sopravvivere e a vivere: gli ordini, le ragioni».
(Dalla prefazione di Tullio De Mauro).

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