

«Quelli di cui parlo sono scrittori e poeti per vocazione, che si misurano con l’esercizio creativo in un’umanissima ricerca volta a scoperchiare la realtà per reinventare se stessi. Per ricomporre una coscienza altrimenti decapitata. Per afferrare qualcosa che sfugge e a cui si vorrebbe dare parola».
Nella pericolosa confusione dei nostri giorni, non sarà proprio la letteratura a offrirci la lingua per una nuova, possibile amicizia tra gli uomini? Se oggi la vita interiore di ogni singola creatura è minacciata come mai prima nella sua potenzialità espressiva, la letteratura ne rivendica la costitutiva irriducibilità davanti a ogni imposizione, ogni norma preconfezionata. Il poeta Franco Marcoaldi elegge a numi tutelari di un letterario viaggio dell’anima dieci grandi figure del Novecento: Svevo, Zanzotto, Musil, Szymborska, Canetti, Caproni, Brodskij, Hrabal, Unamuno, Meneghello. Con ciascuno di loro intrattiene un dialogo stretto, serrato; a volte reale, concreto, diretto; altre volte fantastico, maturato soltanto attraverso la pagina scritta. In quegli amici e maestri ritrova le medesime questioni che angustiano la sua esistenza e ricerca: lo scarto in componibile tra sentimento e ragione; l’inafferrabilità angosciosa del tempo; il mistero invadente della sessualità; il rovesciamento ironico come strategia di difesa; la dialettica potere-libertà; l’enigma del mondo animale; l’inesausta ricerca di un senso anche là dove non si riesca a rintracciarlo. I dieci autori prescelti sono quanto mai diversi tra loro, e tuttavia Marcoaldi riesce a raccoglierli idealmente nell’ascolto delle stesse, imprescindibili domande. Bene lo si intuisce nelle pagine finali del libro, dedicate a Luigi Meneghello. Se sbirciamo nella sua specialissima «bottega», lo troveremo intento a lavorare da solo al tornio delle parole, per compiere il suo piccolo «capolavoro». È lì che lo scrittore, ogni scrittore, incontra una fatica che a volte si converte in sconforto. Eppure non può smettere, perché ubbidisce all’urgenza di cogliere la vitrea sostanza che sta dietro alle cose del mondo. E per perseguire tale risultato ha bisogno tanto della propria caparbia convinzione, quanto di un costante e nutriente scambio con l’esterno. Nasce così quella «certa idea di letteratura» come amicizia, come condivisione di esperienze, che l’autore ci propone in queste pagine preziose.
Franco Marcoaldi
Franco Marcoaldi, poeta e saggista, collabora con «la Repubblica». Della copiosa produzione di versi, basti citare le raccolte A mosca cieca (Einaudi, 1992), Celibi al limbo (Einaudi, 1995), Amore non Amore (Bompiani, 1997), Animali in versi (Einaudi, 2006), Il tempo ormai breve (Einaudi, 2008), Il mondo sia lodato (Einaudi, 2015), Tutto qui (Einaudi, 2017). Tra le opere in prosa, ricordiamo Un mese col Buddha. Dal Tibet all’Engadina (Donzelli, 1995), Viaggio al centro della provincia (Einaudi, 2009), Baldo. I cani ci guardano (Einaudi, 2011).
Paolo Di Stefano, Il Corriere della Sera, 23/09/2018
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Lisa Ginzburg, Avvenire, 21/09/2018
MARCOALDI E L'ESERCIZIO DELL'AMICIZIA COI MAESTRI DEL NOVECENTO
, Fahrenheit - Radio 3, 27/08/2018
Intervista a Franco Marcoaldi
Alberto Asor Rosa, La Repubblica, 23/08/2018
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