

Il rapporto tra città e democrazia segna la storia dell’umanità, almeno per quella parte che si riconosce nelle sue matrici greche e giudaiche. Lo segna sino ad oggi. Una storia in cui le due parole hanno assunto nel tempo significati diversi, sino ad arrivare a divergere. La parola «democrazia» conosce una crisi legata alla perdita di rapporto con lo spazio e con il limite, concetti che erano a fondamento di altri due termini chiave: rappresentanza e cittadinanza. La parola «città» ha mutato i significati di luoghi topici della democrazia, come la piazza e, per la storia della modernità, i luoghi dell’industria, svuotati e diventati un problema e insieme un’occasione per altre fondamentali «parole» che segnano quel rapporto: ricostruzione, rigenerazione, vuoto e lutto. Non solo. A mutare la relazione tra città e democrazia è intervenuto un fenomeno assai complesso: il ruolo che memoria e identità hanno assunto, almeno dal 1989, nelle politiche urbane e in quelle territoriali. Sono i musei e i luoghi riconosciuti come patrimoni, spesso universali, a guidare le politiche di rigenerazione, intesa quale dimensione di consumo, insieme turistico e culturale, delle città. Le diseguaglianze crescenti prodotte dalla diffusione, in tutto il mondo, di modelli di «comunità chiuse», sembra si vogliano pacificare attraverso una memoria che è in realtà costruita e narrata su conflitti e divisioni, è popolata di mura, reali e metaforiche. Carlo Olmo offre in questo libro gli spunti di una riflessione critica sulle parole, sui temi e sugli attori della condizione urbana contemporanea. In particolare su un tema chiave nella crisi della democrazia nelle forme occidentali: il rapporto tra le competenze e la cittadinanza, tra le competenze, l’autorità e la decisione.
Carlo Olmo
Carlo Olmo è stato preside della Facoltà di Architettura del Politecnico di Torino dal 2000 al 2007. Ha insegnato all’École des Hautes Études en Sciences Sociales di Parigi, al Mit di Boston e in numerose università straniere. Ha iniziato a scrivere su Le Corbusier dal 1975 (con R. Gabetti, Le Corbusier e «L’Esprit Nouveau», Einaudi) e vi è tornato di recente, con Susanna Caccia, nel volume La Villa Savoye. Icona, rovina, restauro (Donzelli, 2016). È autore, tra gli altri, di Alle radici dell'architettura contemporanea (Einaudi, 1989; con R. Gabetti) e, per i tipi della Donzelli, ha pubblicato: Architettura e Novecento (2010), Architettura e storia (2013) e Città e democrazia (2018).
Cristina Bianchetti, Città bene comunce, 05/10/2018
Lo spazio in cui ci si rende visibili...
Alessandro Barile, Rivista di Studi Politici, 01/10/2018
Città e democrazia
Francesco Erbani, La Repubblica, 16/07/2018
SE LA CITTÀ SMARRISCE I SUOI TRATTI DEMOCRATICI
Giuseppe Salvaggiulo, La Stampa, 10/07/2018
"DEMOCRAZIA IN BILICO PER I CONFLITTI DENTRO LE METROPOLI"
Alessandro Barile, Alias - Il Manifesto, 07/07/2018
IL RAPPORTO TRA METROPOLI E CITTADINO
Alessandro Barile, Alias (Il Manifesto), 07/07/2018
IL RAPPORTO TRA METROPOLI E CITTADINO
L'architettura e le sue storie
Icona, rovina, restauro (1948-1968)
Paradigmi della discontinuità
Diritti, conflitti, valori
Le culture del progetto
Infrastrutture ambientali per la rigenerazione dei territori
Il caso dell’Alta Gallura
L’urbanistica italiana di fronte all’Agenda 2030
Gli standard urbanistici in Italia dal 1968 a oggi
Nuovi paradigmi per il governo del territorio
Abitare Tor Bella Monaca