

Com’è possibile combattere la violenza rispettando lo Stato di diritto? Come può uno Stato fronteggiare gruppi che avversano radicalmente la democrazia, approfittando delle libertà di espressione, di informazione, di circolazione di cui godono i cittadini? Come conciliare le esigenze di «sicurezza» della popolazione e della cosiddetta «opinione pubblica» con il rispetto della democrazia? Esiste un uso ragionato della forza rispettoso dei diritti fondamentali? Si tratta di interrogativi molto attuali, eppure sono stati spesso posti nell’Italia repubblicana, che nel corso della sua storia ha dovuto confrontarsi con forme cruente, e qualche volta concomitanti, di violenza di natura sociale, politica e criminale. Nuove leggi sono state emanate per accrescere i poteri delle forze dell’ordine, facilitare le inchieste e le procedure giudiziarie. Per far fronte ai diversi tipi di violenza, si è così accumulato un «patrimonio di saperi e di metodi», per poter passare da un contesto a un altro. Questo libro propone una riflessione a più voci su come la relazione tra violenza e repressione abbia determinato un particolare modo di fare politica e di concepire la democrazia in Italia. Attraverso l’analisi di vicende che hanno segnato profondamente la storia della Repubblica (dal sequestro Moro e gli anni di piombo alle stragi della mafia), emerge dai saggi che compongono il volume l’immagine di una «democrazia insicura» della propria capacità di proteggere lo Stato e le istituzioni di fronte alla violenza. Una democrazia «insicura» altresì nel difficile compito di garantire i diritti fondamentali dei suoi cittadini. Ma la storia dell’Italia repubblicana può anche insegnare qualcosa sul modo di arginare tensioni sociali, eversione politica e crimine organizzato in un periodo in cui le principali democrazie del mondo si stanno confrontando con l’emergenza terrorismo.
Patrizia Dogliani
Patrizia Dogliani è docente di Storia contemporanea presso l’Università di Bologna. Si occupa di storia politica e sociale dell’Italia e dell’Europa contemporanea. Tra i suoi lavori: Il fascismo degli italiani (Utet, 2014); per Donzelli ha curato L’Europa dei comuni dalla fine dell’Ottocento al secondo dopoguerra (2003, con Oscar Gaspari).
Marie-Anne Matard-Bonucci
Marie-Anne Matard-Bonucci è docente di Storia contemporanea all’Université Paris 8 e all’Institut Universitaire de France. Fa parte dell’Institut d’Histoire du temps présent. Tra i suoi lavori pubblicati in Italia: Le mafie in 100 mappe (Leg, 2015). Ha curato Il libro degli anni di piombo (Rizzoli, 2010, con Marc Lazar).
Gaetano Celauro, Sololibri, 06/03/2018
«Democrazia insicura» di Patrizia Dogliani e Marie-Anne Matard-Bonucci

Nostalgia d'Oriente
Genova, Roma e il Mediterraneo nel Cinque e Seicento

Il razzismo in cattedra
L’Università di Milano e la persecuzione degli ebrei

Il senso dei luoghi
Memoria e storia dei paesi abbandonati

Come si studiano le mafie?
La ricerca qualitativa, le fonti, i percorsi

Essere Marta nel Medioevo
La donna, le guerre, gli amori.
«Tutte le donne della storia sono modi di essere Marta e reggono il mondo»

Da un secolo all'altro
Profilo storico del mondo contemporaneo 1980-2022

Nelle braccia del duce
Breve storia d'Italia dalla Grande guerra al fascismo (1917-1923)

Valchirie rosse
Le rivoluzionarie dell'Est Europa

Renzo e i suoi compagni
Una microstoria sindacale del Veneto

Storia d'Europa
nel secolo decimonono

L'azienda Olivetti e la cultura
Tra responsabilità e creatività (1919-1992)

La linea sottile
Il fascismo, la Svizzera e la frontiera