«L’unificazione (come quasi tutti i grandi eventi storici) non era ineluttabile. Era un sogno e un progetto di certi movimenti politici che si concretizzò attraverso brusche accelerazioni, guerre, imprevedibili vittorie e repentini collassi. È una storia densa e drammatica quella che proverò in questo mio libro a raccontare».
L’ingresso del Mezzogiorno nello Stato- nazione rappresenta il culmine del processo di unificazione. È proprio quell’evento, a ben vedere, il fulcro della celebrazione, e dell’anti-celebrazione revisionista, del centocinquantenario che si sta svolgendo sotto i nostri occhi. Salvatore Lupo – storico tra i più acuti e autorevoli – ragiona di quegli avvenimenti, e del mito che già allora si costruì intorno ad essi, nonché della rielaborazione della memoria che ne seguì di lì a un ventennio. Lupo adopera il termine «Risorgimento», perché è quello che ci è stato consegnato dalla tradizione, consapevole tuttavia che esso ha il difetto di occultare i forti elementi conflittuali che connotarono, e non necessariamente in senso negativo, il percorso unitario. Per restituire appieno la dimensione dei conflitti, il libro fa ricorso al termine «rivoluzione» (parola nobile e impegnativa), e insieme al suo opposto, «controrivoluzione»; o all’altro termine più inquietante, per la nostra coscienza e a maggior ragione per quella del tempo, di «guerra civile». Si trattò infatti di uno scontro politico e sociale, ma non solo: nell’Italia divisa del tempo, e soprattutto nel Mezzogiorno, si sovrapponevano e si contrapponevano diversi patriottismi, quello siciliano, napoletano, italiano. La vittoria dell’uno sull’altro e la sinergia tra l’uno e l’altro vanno ricondotte a precise circostanze politiche, e in particolare alla relazione tra un certo tipo di patria e un certo tipo di libertà. Queste complicazioni, in larga parte offuscate e rimosse nel lavorio di costruzione della nostra memoria, ci obbligano a ridefinire alcuni schemi interpretativi sul Risorgimento. Se intendono davvero fornire un contributo alla discussione pubblica, gli storici di oggi sono chiamati a restituire il senso – e i limiti – di quell’incontro ottocentesco tra patria e libertà.
Salvatore Lupo
Salvatore Lupo ha insegnato storia contemporanea all’Università di Palermo. è stato tra i fondatori della rivista «Meridiana» e redattore di «Storica». Per i tipi della Donzelli ha pubblicato tra l’altro Storia della mafia. La criminalità organizzata in Sicilia dalle origini ai giorni nostri (1993, 2a ed. 2004); Il fascismo. La politica in un regime totalitario (2005); La questione. Come liberare la storia del Mezzogiorno dagli stereotipi (2015); La mafia. Centosessant’anni di storia (2018). Insieme ad Angelo Ventrone ha curato il volume Il fascismo nella storia italiana (2022).
Il mito del Grande complotto
Gli americani, la mafia e lo sbarco in Sicilia del 1943
La mafia
Centosessant'anni di storia. Tra Sicilia e America
Antipartiti
Il mito della nuova politica nella storia della Repubblica (prima, seconda e terza)
Che cos'è la mafia
Sciascia e Andreotti l'antimafia e la politica
Il fascismo
La politica in un regime totalitario
Partito e antipartito
Una storia politica della prima Repubblica (1946-78)
Il tempo dei femminismi
La storia delle donne come autobiografia
Fare l'impossibile
Ragionando di psichiatria e potere
La fiera delle falsità
Via Rasella, le Fosse Ardeatine, la distorsione della memoria
Quale Europa
Capire, discutere, scegliere
Roma '44
Le lettere dal carcere di via Tasso di un ragazzo martire delle Fosse Ardeatine