

«Se ripenso alla mia vita vedo un uomo che ha vissuto le vicende italiane dentro un tempo molto lungo. Più lungo dei 90 anni del calendario. Sono nato nell’altro secolo. Il secolo in cui l’Europa era ancora il centro del mondo. L’epoca delle guerre totali e della Shoah, della rivoluzione d’Ottobre e della lunga guerra civile europea, delle lotte di classe e delle grandi speranze: il socialismo. E sono ancora qui, in quello che non è solo un altro secolo ma un nuovo millennio, a pensare l’Italia immersa come essa è in un altro universo. C’è un filo di attualità nei miei pensieri? È la domanda che interroga la mia mente. Ho pensato, agito, lottato in un radicale passaggio d’epoca».
Questo libro è il racconto di una lunga vita di militanza nel Pci e nella sinistra italiana. Una storia che comincia con gli attentati e la feroce lotta armata nella Roma occupata dai nazisti e che attraversa tutte le vicende della storia repubblicana: dalle esperienze di lotta a fianco del bracciantato pugliese negli anni del dopoguerra agli appassionati interventi ai congressi e ai comitati centrali del Pci; dalla direzione dell’«Unità» al lavoro fianco a fianco con Enrico Berlinguer nella segreteria del partito; dalla riflessione sulla catastrofe del comunismo alla fondazione del Partito democratico. Ma il libro di Alfredo Reichlin non è solo questo. È un’intensa riflessione sulla politica, la «grande politica» di cui si sono perse le tracce. È un ragionare sulla forza della soggettività quando essa diventa consapevolezza, e quindi sul compito che spetta a ciascuno di noi per la difesa del bene comune. Una mobilitazione delle coscienze non in nome di una trascendenza ma di un impegno morale, nel suo significato più laico. È un libro che cerca di dire alle nuove generazioni qualcosa che non è una predica. Reichlin non nasconde affatto gli errori, le tragedie, i fallimenti della vecchia generazione. Ma di fronte ai cambiamenti epocali in atto, ripropone con forza le domande che continuano a rappresentare la ragion d’essere della politica e della sinistra. Chi comanda? Dove sta il potere? Come far valere i diritti democratici e la capacità delle persone di decidere della propria vita? È un discorso che si rivolge esplicitamente alle generazioni nuove. Tocca a loro riscoprire la forza e la bellezza della grande politica. Tocca a loro ridare un senso alla libertà e alla democrazia.
Alfredo Reichlin
Nato a Barletta nel 1925, Alfredo Reichlin si trasferì ancora bambino a Roma, dove, giovanissimo, militò nelle file della Resistenza con le Brigate Garibaldi, partecipando alle azioni armate dei Gap. Dopo la Liberazione si iscrisse al Partito comunista. Nel 1945 entrò all’«Unità», di cui divenne direttore nel 1956. Negli anni sessanta gli fu affidato l’incarico di segretario regionale del Pci in Puglia. Dal 1968 deputato in Parlamento, nel 1973 entrò nella Direzione nazionale del partito e nella segreteria di Enrico Berlinguer. Alla fine degli anni ottanta appoggiò la trasformazione del Pci in Partito democratico della sinistra, partecipando poi alla costituzione dei Democratici di sinistra, e infine del Partito democratico. È presidente del Cespe.
Viviana Filippini, IlRecensore.com, 25/04/2017
La mia Italia
Gabriele Santoro, Minima&Moralia, 25/11/2015
“Ridare la parola all’impossibile per ottenere il possibile”. Conversazione con Alfredo Reichlin
Francesco Cundari, L'Unità, 06/07/2015
I VENTI ANNI CHE NON SCONVOLSERO L'ITALIA
Corrado Augias, il Venerdì di Repubblica, 19/06/2015
Nelle memorie di Reichlin quell'Italia, paese del possibile
Furio Colombo, Il fatto quotidiano, 08/06/2015
REICHLIN E IL SUO AMORE PER L'ITALIA (E LA POLITICA)
Ruggero Po, Zapping - Radio Uno, 02/06/2015
Intervista ad Alfredo Reichlin
Paolo Franchi, Il Corriere della Sera, 31/05/2015
REICHLIN, 90 ANNI DI DOMANDE SULLA BEI EZZA DELLA POLITICA
Eugenio Scalfari, La Repubblica, 30/05/2015
ALFREDO REICHLIN IL "C'ERAVAMO TANTO AMATI" DELLA POLITICA

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