Letterio di Francia

Fiabe e novelle calabresi

Edizione integrale in dialetto calabrese con testo italiano a fronte. Traduzione di Bianca Lazzaro. Con un saggio introduttivo di Vito Teti

Collana: Nuova Biblioteca
2015, pp. 1072, cofanetto con 2 voll. rilegati
ISBN: 9788868432195

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Scheda libro

Na vota nc’eranu du’ figghi di re, chi n’avìanu, no mamma e no patri. Sti du’ frati si volìanu beni di cori, e non c’era perìculu ca l’unu avissi mbìdia di l’autru, comu succedi spissu tra fratelli. Nu jornu, standu tutti li dui a tàula, si mangiàvanu na ricotta. Comu lu grandi jiva mi la tàgghia, sta ricotta, sbagliau lu corpu e, cu lu cuteddu, si tagghiau lu jìditu. La ricotta arrestau macchiata di sangu. Dissi lu feritu: – Varda, frati meu, chi faci bellu stu sangu russu, supra la ricotta janca! Se jeu trovarrìa na mugghieri accussì janca e russa, mi la pigghiarrìa vulenteri. La ricotta janca

Una volta c’erano due figli di un re, che non avevano né mamma né padre. Questi due fratelli si volevano bene con tutto il cuore, e non c’era pericolo che uno fosse invidioso dell’altro, come succede spesso tra fratelli. Un giorno, erano tutti e due a tavola e stavano mangiando una ricotta. Quand’ecco che il grande fa per tagliarla, sbaglia il colpo e invece della ricotta si taglia un dito. La ricotta rimase macchiata di sangue. E il ferito disse: «Guarda, fratello mio, com’è bello questo sangue rosso sopra la ricotta bianca! Se trovassi una moglie bianca e rossa così, me la prenderei volentieri». La ricotta bianca

«A Palmi di Calabria, Letterio Di Francia ha trascritto una raccolta di fiabe che ha i riscontri più ricchi e precisi che si siano mai fatti in Italia». Così Italo Calvino annunciava, nella Introduzione alle sue Fiabe italiane (1956), la scoperta di uno dei repertori più significativi della nostra tradizione fiabesca, mettendone in rilievo «l’immaginazione carica e colorata», tanto da poterlo comparare a pieno titolo con gli altri grandi contenitori «regionali» di fiabe. Pubblicata per la prima volta nel 1929, l’opera di Di Francia comprende 61 fiabe, raccolte per lo più «dalla viva voce di fanciulle e di donne del popolo, analfabete la maggior parte, e trascritte in dialetto calabrese». Di Francia non esitava ad attribuire a quelle raccontatrici «compiutezza e garbo di esposizione, delicatezza di sentimenti, finezza di osservazioni psicologiche, vivacità ed arguzia». Si tratta di fiabe di estremo interesse, tanto per i rimandi alla secolare tradizione orale e letteraria, quanto per l’originalità dei temi in esse rappresentati. Accanto a trame che sono il corrispettivo calabrese di Cenerentola e di Biancaneve, di Pelle d’asino e di Raperonzolo, o a storie che donano tonalità mediterranee ai motivi orientali mutuati dalle Mille e una notte, vi si ritrovano fiabe assolutamente inedite, sedimentate nel l’immaginario del lembo estremo della nostra penisola, da secoli crocevia di popoli e transito di civiltà. Questa edizione integrale, curata da Bianca Lazzaro, comprende i testi originali in dialetto calabrese e la traduzione italiana a fronte. Per ciascuna fiaba vengono riportate tutte le note e le varianti scritte da Di Francia, con l’aggiunta di un ricco apparato di annotazioni redatte dalla curatrice. Il cantiere di riscoperta dei grandi repertori fiabeschi regionali italiani, avviato da Donzelli con l’edizione in quattro volumi delle Fiabe siciliane di Giuseppe Pitrè, si arricchisce così di una nuova gemma preziosa e sconosciuta, destinata a durare nel tempo.

Autori

Letterio Di Francia
Letterio Di Francia, nato a Palmi nel 1877 da una famiglia di modeste condizioni economiche, consegue tra incredibili sacrifici, nel 1895, il diploma di maturità al liceo di Monteleone. Nel 1897 si iscrive al corso di laurea in Letteratura italiana all’Università di Messina, dove segue i corsi di Vittorio Cian, allievo di Arturo Graf. Grazie agli insegnamenti del maestro comincia a coltivare gli studi di novellistica e di letteratura. Vincitore di una borsa di studio, si trasferisce alla Scuola Normale di Pisa e nel 1901 si laurea con una tesi su Franco Sacchetti Novelliere. Nello stesso periodo frequenta il Regio Istituto Superiore di Firenze e si perfeziona con una tesi su Alcune novelle del Decamerone. Dal 1902 al 1908 insegna nelle scuole italiane d’oltremare. Tornato in patria, comincia una lunga carriera di insegnante nei licei, tra Parma e Torino, dove ricopre anche l’incarico di preside, e dove consegue la libera docenza in Letteratura italiana presso la Facoltà di Lettere dell’Università. Tra il 1924 e il 1925 pubblica, nella collana «I generi letterari» di Vallardi, il suo fondamentale lavoro in due volumi su La novellistica. Nel 1927 pubblica uno studio su Il Pentamerone di Giambattista Basile, entrando in diretta polemica con Benedetto Croce. Negli anni successivi mette a frutto gli studi sulle tradizioni popolari calabresi che per una vita ha portato avanti in parallelo a quelli letterari, e si dedica alla raccolta e annotazione delle Fiabe e novelle calabresi, di cui pubblica nel 1929 una prima edizione. Il successo di critica e di pubblico lo porta a ristampare l’opera nel 1935, con una serie di aggiunte e integrazioni. Muore a Torino nel 1940.

Bianca Lazzaro
Bianca Lazzaro, traduttrice letteraria e editor, dirige l’area narrativa e albi illustrati della Donzelli editore e cura il progetto della collana «Fiabe e storie», dedicata ai classici inediti della fiaba internazionale, come il primo manoscritto arabo delle Mille e una notte (2006, 2016) e l’edizione originaria di Tutte le fiabe (2015) dei Grimm. Per la stessa collana ha realizzato la prima traduzione dal siciliano del principale cor¬pus di fiabe italiane, quello di Giuseppe Pitrè, apparso nei due volumi Il pozzo delle meraviglie (2013) e Cola Pesce (2016). Ha curato l’edizione in italiano del repertorio dialettale calabrese di Letterio Di Francia, Re Pepe e il vento magico (2015). Ha tradotto Le mie fiabe africane di Nelson Mandela (2004, 2016), Le mille e una donna (2020) di Angela Carter e La più bella del reame (2021) a cura di Maria Tatar. Sua anche la traduzione del saggio di Marina Warner, C’era una volta. Piccola storia della fiaba (2021).

Vito Teti
Vito Teti è professore ordinario di Antropologia culturale all’Università della Calabria, dove ha fondato e dirige il Centro di iniziative e ricerche Antropologie e Letterature del Mediterraneo. Tra le sue pubblicazioni: Storia del peperoncino. Un protagonista delle culture mediterranee (Donzelli, 2007), Maledetto Sud (Einaudi, 2013), Quel che resta. L’Italia dei paesi, tra abbandoni e ritorni (Donzelli, 2017), Il vampiro e la melanconia. Miti, storie, immaginazioni (Donzelli, 2018), Prevedere l’imprevedibile. Presente, passato e futuro in tempo di coronavirus (Donzelli, 2020), La restanza (Einaudi, 2022).

Recensioni

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