
Collana: Saggine, 251
2015, pp. XXVI-294
ISBN: 9788868431747
€ 20,00 € 19,00
«Se dimostreremo all’Europa che l’aiuto comunitario non è un’elemosina fatta per l’Italia, ma rappresenta l’avvio di un processo nuovo per colmare alcuni dei nostri squilibri territoriali, avremo aperto la via della politica regionale. Se, viceversa, noi faremo fallimento su questo piano, se disperderemo malamente questi pochi soldi, allora diranno: “Che avete fatto? Per finanziare i vostri programmi vi siete serviti dei soldi comunitari, avete considerato il Fondo regionale come un’elemosina, senza creare una politica regionale nuova”». Discorso al Senato del 15 dicembre 1974
Intellettuale e politico di spicco nel secondo Novecento, Manlio Rossi-Doria è stato senza dubbio l’ultimo grande meridionalista italiano. Ma quel che a quasi trent’anni dalla sua scomparsa non è mai ancora emerso appieno è il ruolo centrale occupato dall’Europa nel suo pensiero e nella sua azione politica. Nel ventennio tra gli anni quaranta e gli anni sessanta, Rossi- Doria fu infatti costantemente impegnato nella costruzione e affermazione dell’idea dell’integrazione europea; da senatore per il Psi, favorevole alla costruzione di un partito progressista europeo, diventa poi un attivissimo osservatore dei problemi della Politica agricola comune e delle relazioni internazionali (come nel caso della repressione in Cecoslovacchia nel 1968), e dunque un riformatore convinto della necessità che l’Italia sfrutti attivamente il «vincolo» europeo, per portare avanti la modernizzazione democratica e civile del paese e del suo Mezzogiorno. In queste pagine, che per la prima volta svelano l’intenso carteggio da lui intrattenuto, tra il 1945 e la metà degli anni ottanta, con esponenti del mondo della cultura, della politica meridionalistica, del movimento federalista e delle istituzioni europee (Altiero Spinelli, Antonio Giolitti ecc.), e cui si affiancano alcuni discorsi parlamentari e pagine di diario sui suoi incontri a Bruxelles e i viaggi nei paesi «oltrecortina», si delinea il profilo di un europeista convinto. Con il suo stile inconfondibile, Rossi-Doria segnala, critica, registra, analizza, riportando ogni singolo avvenimento entro un quadro più generale. Ne emerge la figura di un politico dalle grandi competenze tecniche, portatore di una visione globale dello sviluppo, dentro e oltre la guerra fredda, capace di guardare con la stessa profondità e sensibilità ai problemi e alle opportunità delle zone più depresse del Mezzogiorno (dall’agricoltura alle infrastrutture all’emigrazione di ritorno) come agli scenari della politica economica europea.
Manlio Rossi-Doria
Manlio Rossi-Doria (1905-1988), dopo aver partecipato alla Resistenza, nei primi anni successivi alla seconda guerra mondiale milita nel Partito d’Azione fino al suo scioglimento. Quindi diventa professore universitario e collabora da esperto con i governi a guida Dc. Si riavvicina al Psi dopo la metà degli anni sessanta, e viene eletto senatore per quel partito dal 1968 al 1976. In questo periodo è nominato vicepresidente della giunta consultiva per gli affari della Comunità europea (1968-69), poi presidente dell’ottava Commissione permanente Agricoltura e Foreste (1969-70). Nel 1976, per ragioni di salute, è costretto ad abbandonare la politica attiva.
Damiano Palano, Avvenire, 13/02/2015
Ma l'Europa nasce a Mezzogiorno
Gabriele Ottaviani, CONVENZIONALI Vediamo un po'…, 09/02/2015
“Mezzogiorno d’Europa”: le parole di Manlio Rossi-Doria
Giuseppe Salvaggiulo, La Stampa, 05/02/2015
Manlio Rossi-Doria C'era una volta il Sud che parlava all'Europa
Monica Mattioli, Corriere del Mezzogiorno, 02/02/2015
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