Nicola Fano

La tragedia di Arlecchino

Picasso e la maschera del Novecento

Collana: Saggine, 198
2012, pp. VI-138, con 16 illustrazioni a colori
ISBN: 9788860367174

€ 16,00  € 15,20
  • Aggiungi al carrello Aggiungi al carrello Aggiungi al carrello
Scheda libro

«Lo sguardo esprime lo stato d’animo di un uomo che non ha più domande né risposte da darsi. Un uomo oppresso dall’esperienza dei suoi simili e pronto al sacrificio. Sta per andare a un duello truccato, nel corso del quale lo infilzeranno con una spada avvelenata. L’ultima domanda che gli è rimasta è: servirà ancora la mia comicità?».

Parigi, Centre Pompidou, quinto piano, seconda sala a sinistra: si rimane malinconici a lungo, dopo aver fissato lo sguardo triste dell’Arlecchino seduto di Picasso. Sembra che guardi in basso, come per evitare il confronto diretto con lo spettatore, ma i suoi occhi si perdono nel vuoto. Le mani giunte sono colte dal pittore in un momento di tregua, si percepisce che Arlecchino le sta sfregando in un gesto ripetitivo: un movimento automatico,magari un tic. Forse un modo per combattere il freddo. Non c’è rabbia in questo quadro, solo rassegnazione. Cosa può dirci ancora Arlecchino di un secolo tragico? Un filo nero tratteggia il costume, le pieghe delle braccia, la cinta che gli stringe la vita. E un accenno di colori pastello lascia immaginare il costume e definisce il viso, lo sguardo. Poi il cappello esagerato: da Arlecchino, ma anche un po’ da torero. E nessuna maschera. La faccia di Arlecchino è nuda, come quella di un re senza più autorevolezza, un re deposto: vinto dalla luce elettrica, dalle guerre industriali, da una risata smisurata di fronte al dramma comune. Il quadro del Centre Pompidou è del 1923, ma dal 1901 al 1936 Pablo Picasso ha dipinto – tutti, rigorosamente, senza maschera – decine e decine di Arlecchini blu, rosa, cubisti, neoclassici; ritraendo se stesso, suo figlio, i suoi amici e i suoi nemici. Dev’esserci una ragione: questo libro prova a raccontarla, utilizzando il teatro, l’arte, le convenzioni sociali dell’epoca e la storia del XX secolo, per arrivare ad affermare che Arlecchino è l’ultimo individuo prima dell’esplosione della massa nella quale si perderà il Novecento. È il comico che – senza più la forza della maschera – riassume sulla sua faccia nuda tutti i guai del mondo affinché, non potendo più piangere, i suoi spettatori possano almeno liberarsi dal dolore ridendo.

Autore

Nicola Fano
Nicola Fano è giornalista e storico del teatro. Ha pubblicato, tra l’altro: De Rege Varietà (Baldini Castoldi Dalai, 1998), Le maschere italiane (il Mulino, 2001), La satira prima della satira (Bur, 2007),Gli italiani di Shakespeare (Gaffi, 2008),Garibaldi, l’illusione italiana (Baldini Castoldi Dalai, 2010), Ferribbotte e Mefistofele (Exorma, 2011). Per Einaudi ha curato Teatro di varietà di Ettore Petrolini (2004). Ha firmato i copioni di alcuni spettacoli teatrali di Giulio Albertazzi, Antonio Calenda, Gioele Dix, Antonello Fassari, Sebastiano Lo Monaco, Gianrico Tedeschi, Massimo Venturiello e Tosca.