Disloca il punto d’osservazione, porta il pensiero fino all’orlo di una nuvola, e ancora più oltre, di là dal cerchio lunare: vedrai allora, in quelle lontananze, che niente della terra è cancellato.
Il paesaggio, in questi versi affidati a una lingua tersa e immaginosa, si mostra come fulgore e come ferita, come bellezza e come schermo dell’invisibile. E tuttavia, mentre scorrono colori e suoni delle stagioni, si disegna l’orizzonte di una mancanza: una “privazione di celeste” che è ritmo di tutti i viventi. L’evocazione assidua di un universo creaturale – fatto di pulsanti presenze vegetali,animali, umane – ha sullo sfondo la sconfinata geometria stellare: nel confronto, e nel dialogo, tra il volo di un uccello e l’arabesco astrale, tra il rilucere di una foglia che cade eil disegno delle costellazioni, si delinea la soglia di un’interrogazione che dà a questa poesia della natura un orizzonte metafisico. In “questa materia d’ombra che è vita” la poesia fa esperienza del cerchio di finitudine e infinito in cui siamo. E per questo può prendere nella sua lingua, nel suo ritmo, insieme con le figure e le voci perdute che salgono dal passato, quelle immagini dolorose che un’epoca tragica come la nostra tende a rimuovere dal proprio campo visivo. Una meditazione sulla lingua stessa della poesia trascorre nell’ultima parte del libro. Le domande che più volte l’autore ha delineato con altre scritture, saggistiche e narrative, riappaiono qui, ma portate verso un’incandescenza che solo il verso, la sua tensione conoscitiva e musicale, può dare. E riappare, come nell’opera poetica precedente, il dialogo con esperienze poetiche che l’autore ha più a lungo frequentato, come quelle di Leopardi, Hölderlin, Baudelaire, tra i classici, o come quelle di alcuni contemporanei, tra i quali Paul Celan, René Char, Edmond Jabès,Yves Bonnefoy, e gli americani Wallace Stevens e Mark Strand.
Antonio Prete
Antonio Prete, nato nel Salento, vive a Siena dove insegna Letterature comparate all’Università. Tra i suoi saggi: Il pensiero poetante (Feltrinelli, 1980), Il demone dell’analogia (Feltrinelli, 1986), Prosodia della natura (Feltrinelli, 1993), Finitudine e infinito (Feltrinelli, 1998), Il deserto e il fiore (Donzelli, 2004). Tra i libri di narrativa: L’imperfezione della luna (Feltrinelli, 2000), Trenta gradi all’ombra (Nottetempo, 2004). Fra le traduzioni poetiche: I fiori del male di Baudelaire (Feltrinelli, 2003). Per i tipi della Donzelli ha pubblicato la sua raccolta di versi Menhir (2007).
I Fiori di Baudelaire
L' infinito nelle strade
Il deserto e il fiore
Leggendo Leopardi
Vòltess
Poesie musicate da Tommaso Leddi per la voce di Umberto Fiori