Sempé a New York
Per i testi francesi traduzione di Camilla Diez. Per il testo inglese di Par Avion traduzione di Bianca Lazzaro
Se esiste un tempio della «newyorchesità» quello è il «New Yorker», il settimanale che dal 1925 porta nelle case degli americani notizie e commenti, affidandoli a una copertina che snobba volutamente l’attualità e sfoggia illustrazioni firmate dagli umoristi e dai vignettisti più raffinati. Eppure… ben 101 di quelle copertine, e altrettante vignette interne, negli ultimi trent’anni sono state affidate alla matita più celebre di Francia: Jean-Jacques Sempé. Prodigi di quell’impalpabile «poco più di niente» di cui sono fatti i disegni di Sempé, che da quella loro infinità di dettagli all’apparenza mimeticamente modellati sul reale emanano l’essenza più nascosta di luoghi e situazioni. Piccole e grandi folle, grattacieli sgomitanti, parchi brulicanti, ma anche interni silenziosi, solitudini inaspettate, giardini incantati – mille scorci in cui s’insinua l’occhio dell’artista e che tutti insieme illustrano la vita e i luoghi della città «che non dorme mai». Raccolti per la prima volta in volume, tutti i disegni newyorchesi di Sempé si accompagnano a una lunga intervista in cui l’artista racconta il suo tanto agognato quanto inaspettato approdo sulle pagine del leggendario «New Yorker», e il suo peregrinare a piedi o in bicicletta tra le vie della Grande Mela, in cerca d’ispirazione.