
Charlotte Perkins Gilman
La terra delle donne
Herland e altri racconti (1891-1916). Duemila anni senza gli uomini
Collana: Saggi. Arti e lettere
2011, pp. XXXIV-254
ISBN: 9788860365477
€ 19,50 € 18,53
Tre vecchi amici – un medico, un ricco magnate e un sociologo –, legati dalla passione per i viaggi e l’esplorazione, colgono al volo l’occasione di unirsi a una grande spedizione scientifica e malauguratamente si ritrovano da soli in una terra sconosciuta, forse in Sud America. Parte da qui, come un vero e proprio romanzo d’avventura, il racconto-pamphlet che Charlotte Perkins Gilman scrisse nel 1915, dando vita alla prima utopia femminista dell’età contemporanea. Antesignana dell’insofferenza e della consapevolezza delle donne riguardo alla disuguaglianza loro imposta dall’ordine sociale, Gilman mise sotto gli occhi di tutti l’insensatezza, oltre che l’ingiustizia, della condizione femminile. E lo fece scegliendo la via più semplice e diretta: non una denuncia argomentata, come nelle sue opere saggistiche, ma un racconto di fantasia che mette in bocca a un uomo, il narratore-esploratore, la scoperta e la descrizione di un paese felicemente e pacificamente abitato da sole donne. Quale arguzia e quanta ironia, in poche pagine che a oltre un secolo di distanza non cessano di stupire per lucidità e forza argomentativa. Le stesse che ritroviamo negli altri suoi racconti, tra cui La carta da parati gialla (1892), che, grazie alla sua straordinaria densità e qualità letteraria, è stato considerato un piccolo capolavoro della letteratura femminista. Scritto in forma di diario, il racconto ci conduce nell’abisso della solitudine e dell’emarginazione di una donna che solo attraverso la scrittura – che per Gilman è uno strumento politico e mai fine a se stessa – troverà una forma di riscatto e di liberazione. Quella che si raggiunge mettendo sulla carta il rimosso della nostra cultura.
Charlotte Perkins Gilman
Charlotte Perkins Gilman (1860-1935) nacque a Hartford, nel Connecticut. Scrittrice, saggista, polemista e poetessa, divenne icona del movimento femminista nella seconda metà del Novecento. Il suo saggio La donna e l’economia sociale (1898), in cui analizza la condizione delle donne nella società patriarcale, ebbe immediata risonanza internazionale, consacrandola come riformatrice sociale in patria e all’estero.
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