

Il silenzio sulla strage nazista di Sant’Anna di Stazzema – primo «massacro eliminazionista» compiuto in Italia dai nazisti nell’estate del 1944 – ha tenuto lontano il paese dalla cultura nazionale del ricordo per cinquant’anni. Poi all’improvviso, nel 1994, il boom commemorativo esploso con il ritrovamento di 695 fascicoli «provvisoriamente archiviati» a Palazzo Cesi, sede degli Uffici di Vertice della Magistratura militare. Da allora, l’interessamento di media, politici, giudici e storici ha traghettato il ricordo delle vittime dalla dimensione locale a quella nazionale e internazionale. Le tante trasmissioni televisive, l’istituzione del Parco nazionale della Pace, la celebrazione del processo contro i carnefici avvenuta presso il Tribunale militare di La Spezia e infine la produzione del film Miracolo a Sant’Anna di Spike Lee hanno contribuito alla trasformazione della memoria della piccola comunità martire. Ma in che modo è avvenuta questa trasformazione? Per analizzare le nuove forme del ricordo, interpretarne i significati e descriverne le modalità di trasmissione, Caterina Di Pasquale ha condotto una ricerca sul campo durata quasi dieci anni. Ha ascoltato i sopravvissuti, i familiari delle vittime, i personaggi istituzionali coinvolti nella politica locale del ricordo. Ha raccolto le testimonianze scritte dei superstiti deceduti, le pubblicazioni locali. Ha fotografato e censito gli oggetti e i luoghi della memoria. Pezzo dopo pezzo, attraverso le fonti più eterogenee, ha ricostruito la storia culturale della memoria pubblica e privata della piccola comunità: una storia esemplare per riflettere criticamente sui conflitti interpretativi destati dall’uso e dall’abuso pubblico della memoria di guerra.

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