Enrico Minio

Un sindaco «riformista» nell'Italia del dopoguerra

Oscar Gaspari

Collana: Autonomie e Quaderni Sspal
2009, pp. XXII-266
ISBN: 9788860363497

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Scheda libro

Enrico Minio, giovanissimo aderente al Partito comunista, dei vent’anni di dittatura fascista ne passò quindici in carcere. Dopo aver preso parte alla Resistenza, fu membro della Consulta nazionale e dell’Assemblea costituente e, dal 1948 al 1968, fu senatore e deputato. A caratterizzare l’attività politico-istituzionale di Minio fu l’impegno come sindaco di Civita Castellana, in provincia di Viterbo, dal 1949 al 1964. La scelta di presentarsi in Parlamento nella veste istituzionale di primo cittadino, infatti, dava grande efficacia ai suoi interventi. Mentre come deputato comunista avrebbe parlato a nome di un solo partito, come sindaco poteva ergersi a rappresentante di un’intera collettività i cui bisogni e interessi potevano essere portati a modello di quelli di tutte le piccole e grandi collettività d’Italia. L’abbandono da parte di Minio del Comune e del Parlamento, avvenuto rispettivamente nel 1964 e nel 1968, fu dovuto alle profonde trasformazioni che si stavano compiendo nel Pci, impegnato sempre più nella ricerca di una via italiana al socialismo e nella presa di distanza dal mito sovietico. Insieme a lui, in quegli stessi anni, altri vecchi comunisti lasciarono la scena politica, sostituiti da una nuova generazione di giovani comunisti. Era ormai tramontato il tempo degli eroi e della rivoluzione, come ricordò l’amico Terracini nel 1973, quinto anniversario del suicidio di Minio provocato, probabilmente, dal convincimento del giudizio negativo dei compagni rispetto alle sue capacità di contribuire al nuovo Pci. Il fascino di Minio è tale che il suo ricordo – e questo costituisce un dato di cui è importante tener conto – non è estraneo all’odierna classe politica del viterbese che lo considera, senza alcuna distinzione di fede politica, come una figura esemplare. Non potrebbe essere diversamente, d’altra parte, oggi che, con la fine delle contrapposizioni ideologiche proprie del secolo scorso, l’identità locale costituisce un elemento fondante dell’identità dei cittadini della Repubblica. Insieme a Minio si propongono saggi su altre due figure di sindaci comunisti che hanno fatto dell’esperienza di amministratori l’elemento essenziale della propria attività politico-istituzionale: Giuseppe Dozza, sindaco di Bologna, e Gino Cesaroni, sindaco di Genzano, in provincia di Roma. Figure che come Minio hanno lasciato tracce importanti non solo nella storia ma anche nel ricordo delle comunità locali che li hanno espressi.