

«Qualcuno ha proposto di salvare il capitalismo dai capitalisti. Ma è una cura omeopatica che nel migliore dei casi sbocca in un super o turbo-capitalismo. Del resto, non è una novità sconvolgente. Si era già detto e appassionatamente discusso di come salvare il cristianesimo dai cristiani. Ad ogni buon conto, il capitalismo si salva da sé».
Qual è la matrice specifica del capitalismo? Dove poggia, come è avvenuta e si è quindi diffusa l’accumulazione primitiva di capitale che ha consentito lo sviluppo di questa nuova fase della storia umana, ben lontana, a quanto è dato prevedere, dalla sua fine? Le risposte sono varie e, com’è da attendersi, contraddittorie. Storicamente, due di esse tengono il campo. La prima è quella di Max Weber, che fa perno sull’etica vissuta e la vita metodica dei puritani di Calvino, portati a garantirsi la prosperità in questo mondo, non per goderne, ma per assicurarsi la salvezza nell’altro; la propensione al risparmio sarebbe, secondo questa prima tesi, la vera molla dell’accumulazione capitalistica. Contraria e simmetrica è la risposta del conterraneo di Weber, il «professore rosso » Werner Sombart. Sarebbero state le classi agiate, attraverso il perseguimento di un dominio simbolico della razionalità tecnica, a favorire la crescita del modello della produzione capitalistica. Per dirla con Mumford, non la macchina a vapore, bensì l’orologio sarebbe stata la «macchina rivoluzionaria» per eccellenza. Dunque: lusso o risparmio? Il fondamento dell’accumulazione capitalistica è stato il lusso delle grandi corti europee oppure il risparmio, la vita metodica e «santa», l’ascetismo dei puritani, ossessionati dalla certitudo salutis nell’aldilà e, intanto, sobri, risparmiatori in questo mondo?
Franco Ferrarotti
Franco Ferrarotti è professore emerito di Sociologia all’Università «La Sapienza» di Roma. Tra le sue pubblicazioni ricordiamo Max Weber e il destino della ragione (1964); Trattato di sociologia (1968); La perfezione del nulla (1997) e, per i tipi della Donzelli, L’Italia tra storia e memoria (1998); Leggere, leggersi (1998); Partire, tornare (1999); La verità? È altrove (1999); L’enigma di Alessandro (2000); La società e l’utopia (2001).Nel 2001 è stato insignito del Premio per la Sociologia dall’Accademia dei Lincei.

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