Intendo rispondere
Con una nota finale di Gianluigi De Stefano
Sanguinario killer di camorra, Ferdinando si è conquistato sul campo il rispetto dei boss grazie alla geometrica freddezza con cui esegue le condanne a morte. Catturato e incarcerato, viene accusato tra l’altro dell’omicidio del giornalista Giancarlo Siani. Ed ecco che con inaspettata determinazione, il camorrista si dichiara innocente. Non bastano le dita di due mani per contare i suoi omicidi, ma quello no, lui non l’ha commesso. Comincia così il tormentato, altalenante dialogo con il giovane magistrato che indaga su quel caso, guidato dall’istinto che lo porta a intravedere, dietro la scorza del gelido camorrista, un inquieto bisogno di sfuggire all’opprimente spirale del crimine. A pungolare il giudice, un vecchio segugio, un commissario che conosce Ferdinando da sempre e del ventricolo malavitoso di Torre Annunziata intende ogni palpito. Di interrogatorio in interrogatorio, il giudice e il killer riannodano le trame di anni di malavita, mentre Ferdinando si ritrova esposto al peggiore dei marchi che un camorrista possa conoscere: infame. Nello scorrere delle pagine, il narratore, che nella realtà è stato a lungo l’avvocato di Ferdinando, ripercorre il doloroso lavorio interiore che lo spinge quasi suo malgrado a liberarsi dalla stretta dell’appartenenza al clan. A sostenerlo, il candore e il coraggio di Anita, che dei crimini del marito non sa quasi nulla, e tiene affannosamente insieme i pezzi di una vita esplosale tra le mani all’improvviso. Una storia vera che assomma ai pregi del più avvincente romanzo criminale un’intensa impronta intimista. Un bruciante esordio di scrittura, che si annuncia come il primo capitolo di una serie destinata a conquistare i lettori.