
2008, pp. XX - 238, rilegato
ISBN: 9788860362100
€ 25,00 € 23,75
Fin dove è lecito parlare di sesso, di eutanasia o di fecondazione assistita in televisione? È bene che un neonazista, un mafioso, un pedofilo abbiano una loro ribalta nei media, in nome del diritto all’informazione? Domande come queste sollevano questioni che toccano i confini di accettabilità del discorso dei media intorno a temi controversi. Nasce da qui una «preoccupazione etica», intesa come consapevolezza del fatto che, in un mondo complesso come il nostro, il sistema dei media parla contemporaneamente a più persone, propone modelli comportamentali in conflitto, racconta storie prese dalla realtà, e in ciascuna di tali occasioni applica e legittima principi morali condivisi. Essi trovano ampio spazio di esemplificazione all’interno di film, fumetti, talk show o reality nei quali non è difficile riconoscersi. Ci si attende però, al contempo, che i media mantengano essi stessi una condotta etica, nel senso di rispettare norme che consideriamo fondamentali per tutelarci come cittadini e come lettori-spettatori. Tali norme sono comprese nel quadro di leggi e codici di autoregolamentazione pensati e sottoscritti dalle diverse categorie di persone che lavorano nella stampa, in tv o su internet. La «preoccupazione etica», così, alla fine tocca regole e modelli morali «rappresentati» nei messaggi insieme a regole e modelli morali «applicati» ai messaggi, ponendo l’interrogativo centrale del libro. Se cioè occuparsi di comunicazione comporti un «ragionare etico» parzialmente diverso da quello necessario altrove, tanto da individuare nei media un ambito specifico, e perciò anche originale, di considerazione.
Renato Stella
Renato Stella insegna Sociologia delle comunicazioni di massa presso l’Università di Padova. Si è occupato di neotelevisione (Box Populi, Donzelli, 1999), giornalismo (L’immagine della notizia, Franco Angeli, 2004) e politiche universitarie (Lettera a una studentessa, Nuova Dimensione, 2006). Attualmente sta conducendo ricerche sul rapporto tra la tv e i minori e sugli usi del cellulare.
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