

Simón Bolívar e José Martí, Tina Modotti e Che Guevara: a cinquant’anni dalla rivoluzione cubana, che vide unite e sorridenti la diradata peluria sul volto del Che e la folta barba del volitivo Fidel, il pantheon degli eroi rivoluzionari dell’America Latina occupa ancor oggi le menti – e i cuori – di tutti coloro che parteggiano per l’emancipazione. Sentimento contraddittorio e sofferente, giacché mai come in questo momento le retoriche della rivoluzione hanno conosciuto un così cattivo corso. Ed è la dura realtà a mostrare impietosamente gli esiti meschini cui sono soggette le imprese che si erano presentate come più fulgide. Accade così che il cinquantesimo anniversario della rivoluzione castrista segni, per una sorta di contrappasso, il punto più cupo e incerto della parabola di un potere che assume ogni giorno di più i connotati oppressivi del regime. Si può spiegare questo «cattivo destino» delle rivoluzioni americane, questa condanna che ha pesato su ogni pulsione libertaria, in quella parte di mondo, per un paio di secoli? O almeno, si può raccontare? I racconti che compongono questo libro sono davvero speciali. Il filo che li unisce è costituito da un comune terreno di ricognizione: la storia rivoluzionaria dell’America Latina contemporanea, che è al tempo stesso la storia di slanci e di fallimenti, di genuine spinte democratiche e di nefande degenerazioni. Troppi potenti nemici – interni non meno che esterni – hanno contribuito a mortificare quello spirito genuino di libertà e di emancipazione che pure ha mosso tanti generosi tentativi. Videlier dispone con straordinaria perizia narrativa le tessere di un mosaico che consente la ricostruzione a tutto campo di questo vasto affresco attraverso singoli episodi, apparentemente distanti tra loro e non riconducibili a una qualche evidente sequenza. Il fatto è che ciascuno di essi, preso di per sé, rappresenta un piccolo capolavoro del genere della storia-racconto. La scelta della misura breve, coi suoi tempi, i suoi ritmi, il suo focus narrativo, non è in Videlier né un espediente né un escamotage per evitare di prendere partito. Al contrario, attraverso la minuta descrizione di singoli casi – peraltro rigorosamente veri e storicamente documentati – l’autore ottiene l’effetto finale di ricomporre un quadro di valutazioni tagliente e preciso, che resta impresso nel lettore in maniera efficacissima, costringendolo a fare i conti senza sotterfugi con le sue convinzioni e con le sue retoriche.
Philippe Videlier
Philippe Videlier è storico e narratore, e lavora presso il Cnrs (Centro nazionale per la ricerca scientifica) di Parigi. Deve il suo successo alla capacità di mescolare il suo lavoro di ricerca a una grande padronanza del registro narrativo, come nel caso di Notte turca, il romanzo storico tradotto da Donzelli nel 2006 che racconta la tragedia del massacro degli armeni. Nel 2001 ha pubblicato per Gallimard Le jardin de Bakounine et autres nouvelles de l’Histoire.

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