

Cos’erano le stelle per gli antichi? Grandi sassi infuocati o divinità splendenti nel firmamento? Che forma aveva la nostra terra, tonda o piatta? E se era piatta, cosa c’era al di sotto? Forse le regioni sempre buie del Tartaro? Il sole, poi, perché variava sempre il suo cammino segnando il tempo nel grande orologio dello Zodiaco? La luna, infine, l’astro più splendente del cielo, brillava di luce propria o rifletteva quella del sole? E i pianeti perché percorrevano delle orbite così imprevedibili, tornando addirittura indietro sui loro passi? Agli albori della storia sembrava quasi che non ci fosse altra spiegazione se non quella divina. Ma i Greci riportarono a un unico principio la natura dell’universo e applicarono ai moti degli astri raffinati modelli geometrici. Con essi nacque la sfera che si vede sulle spalle di Atlante. Rimase forte però il peso della tradizione, riemerso negli scritti di Platone, di Aristotele e nella fede astrologica di Claudio Tolomeo. Questi tre, insieme alla Bibbia, costituirono i punti di riferimento della cosmologia medievale immortalata da Dante e rappresentata nelle chiese in splendidi cicli pittorici e musivi e dai primi grandi maestri del Rinascimento italiano. Attraverso immagini e visioni, l’autore ricostruisce le molte strade tentate per spiegare alcuni enigmi del cosmo che solo con Galileo e la rivoluzione scientifica cominciarono a trovare un’adeguata risposta. Una lettura affascinante, una sintesi quanto mai completa e di estrema chiarezza per ripercorrere le mille credenze sull’universo e la sua natura e le spiegazioni che gli uomini si sono dati a cavallo dei secoli e delle civiltà

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