

Il 9 maggio 1962 Italo Calvino scrive a Umberto Eco di avere intenzione di redigere un manifesto «per una letteratura cosmica». A un certo punto della sua vita, al volgere del «nuovo secolo» degli anni sessanta, Calvino guarda alla scienza come mai aveva fatto in passato. E lo fa perché per esprimere le nuove situazioni esistenziali e per comprendere «il nostro inserimento nel mondo», egli sente la necessità di occuparsi delle immagini che la scienza produce e del linguaggio che impiega nel produrle. Attraverso Calvino il libro racconta un pezzo importante di storia della cultura italiana del Novecento. Grazie all’impiego di numerose lettere e documenti di archivio inediti ne ricostruisce la trama nei suoi molteplici particolari. Giorgio de Santillana, Sergio Solmi, Anna Maria Ortese, e poi, ancora, Cassola, Vittorini, Bollati, Timpanaro sono alcune delle personalità con cui Calvino discute e si confronta nei diversi momenti del suo lavoro di scrittore. Legati a precisi contesti storici e culturali, questi incontri si trasformano in luoghi privilegiati di osservazione e d’indagine, e forniscono l’occasione di entrare nel laboratorio Calvino in modo originale. Raccontare Calvino e la scienza è infatti anche un modo per fare uscire Calvino da Calvino: un modo, a venti anni dalla morte, per restituirgli un po’ di vita, per liberarlo dagli schemi sempre più astratti e ripetitivi in cui troppo spesso è costretto.
Massimo Bucciantini
Massimo Bucciantini insegna Storia delle rivoluzioni scientifiche all’Università di Siena-Arezzo. Tra le sue pubblicazioni: Galileo e Keplero (Einaudi, 2003, 2007) e Italo Calvino e la scienza (Donzelli, 2007).Insieme a Michele Camnerota dirige la rivista internazionale «Galilæana. Journal of Galilean Studies».

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