Massimo L. Salvadori

Italia divisa

La coscienza tormentata di una nazione

Collana: Virgola, 35
2007, pp. XX - 220
ISBN: 9788860361462

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Scheda libro

L’Italia è stata caratterizzata per secoli, e tuttora, da accentuate contrapposizioni, che ne hanno fatto un «paese diviso» per unanime riconoscimento. Molti altri paesi del mondo occidentale hanno conosciuto nella loro storia profonde divisioni interne, ma in nessuno di essi questo tratto si è presentato e riprodotto in maniera tanto continuativa. La nostra, per ricorrere a un’abusata ma sempre significativa metafora, è rimasta nei secoli la terra dei guelfi e dei ghibellini. Le tre Italie susseguitesi dopo il 1861, quella liberale monarchica, quella fascista e quella democratica repubblicana, hanno avuto tutte l’ambizione di dare allo Stato una base di consenso capace di saldare attorno alle istituzioni una coscienza unitaria stretta da un vincolo comune che andasse al di là delle inevitabili differenze ideologiche, culturali, politiche e sociali. Ma il progetto è sistematicamente fallito. Non è stata capace di realizzarlo l’Italia creata dal Risorgimento, non quella uscita dal «ventennio nero», e neppure quella nata dalla Resistenza, con la conseguenza che la dialettica tra le forze di governo e le forze di opposizione si è configurata in modo tale da produrre l’atavica «anomalia italiana», segnata da una politica conflittuale, dal contrasto tra il senso dell’etica pubblica e della legalità e la sua negazione, dalle culture della contrapposizione. L’insieme dei saggi qui proposti mette a fuoco lo svolgersi della dialettica «amico-nemico» nelle varie fasi della storia politica dello Stato unitario, evidenziando in che modo questa si sia riflessa nella storiografia italiana e nella società civile. Parallelamente si dispiega in queste pagine l’iter intellettuale, politico e istituzionale di alcuni tra i maggiori esponenti della cultura «divisa» del nostro paese, da Salvemini a Einaudi, da Dorso a Bobbio, da Galante Garrone ad Abbagnano.

Autore

Massimo L. Salvadori
Massimo L. Salvadori, professore emerito dell’Università di Torino, ha insegnato Storia delle dottrine politiche. Tra i suoi libri nel catalogo Donzelli, ricordiamo: L’idea di progresso (2006), Democrazia. Storia di un’idea tra mito e realtà (2015, 2016), Giolitti. Un leader controverso (2020), In difesa della storia. Contro manipolatori e iconoclasti (2021) e Da un secolo all’altro. Profilo storico del mondo contemporaneo, 1980-2022 (2022).¬zione. Matteotti emerge quale teorico e rappresentante di quello che definiva «riformismo rivoluzionario», un concetto ardito, rivolto contro sia il riformismo moderato di natura compromissoria sia il velleitario estremismo rivoluzionario: «un aratro dalla lama tagliente – spiega Salvadori –, atta a rivoltare la dura terra per renderla capace di offrire una nuova e migliore semina e di dare i frutti in grado di migliorare le condizioni anzitutto dei più indifesi».