

Il 1492 è un anno fatidico per la storia della Spagna, e insieme cruciale per quella dell’umanità. È l’anno in cui Colombo varca l’Atlantico, alla scoperta del Nuovo Mondo; ma è anche – e questo elemento viene curiosamente rimosso – l’anno in cui gli spagnoli conquistano Granada, cacciando i musulmani dalla loro ultima roccaforte iberica. Ed è infine l’anno in cui gli ebrei vengono espulsi dalla Spagna, sotto la spinta di una persecuzione dai toni violenti e drammatici. In questo agile libretto, che è ormai divenuto un classico, Bernard Lewis, uno tra i maggiori storici del mondo mediorientale e dell’Islam, legge il drammatico crocevia della Spagna a fine Quattrocento come l’atto di nascita del moderno processo di globalizzazione. «Ebrei e musulmani lasciavano la Spagna come esuli, e la maggior parte di loro andava a sud e a est in cerca di rifugio. Ma allo stesso tempo, anche moltissimi cristiani, nuovi e vecchi, lasciavano la Spagna: non verso est, ma verso ovest; non come esuli, ma come conquistatori». Lewis riesamina i rapporti tra la cultura cristiana, quella ebraica e quella musulmana, riportando alla luce testimonianze che una lunga tradizione storica, essenzialmente eurocentrica, aveva cancellato o addomesticato, e rovesciando molti luoghi comuni – dopo la cacciata dalla Spagna, ad esempio, gli ebrei vengono perfettamente integrati nel mondo musulmano, e Istanbul e Salonicco si trasformano nelle sedi delle loro comunità più fiorenti. Lewis propone uno sguardo ampio sulla rivalità tra le grandi religioni monoteiste, mostrando come le ostilità geopolitiche non siano state causate, come si è soliti ritenere, dall’incomprensione culturale di civiltà che si conoscevano invece fin troppo bene, ma da analoghe volontà di espansione in conflitto. Una nuova lettura della genesi dello scontro di civiltà all’origine del mondo moderno, che si rivela oggi straordinariamente e drammaticamente attuale.

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