
Collana: Saggine, 97
2006, pp. VIII - 150
ISBN: 9788860360892
€ 13,50 € 12,83
Julia Kristeva, intellettuale, semiologa, psicoanalista, scrittrice, ha accettato una sfida alta: parlare al pubblico raccolto nella prima chiesa cattolica di Francia niente meno che della sofferenza. Parlarne da laica, quale si professa; ma anche con un’attenzione particolarmente sensibile a quel «bisogno di credere» e a quell’elaborazione del dolore che rappresentano uno degli apporti più originali del cristianesimo alla nostra civiltà. Non solo infatti il dio cristiano è un dio singolare, caratterizzato dall’essere persona: è un dio che accetta e incorpora in sé la sofferenza, fino alla conseguenza della passione e della morte. A ben vedere, è questa una differenza profonda tra il cristianesimo e le altre religioni monoteiste. Ed è una differenza che non fonda, beninteso, alcuna superiorità, ma che definisce una peculiarità di cui l’intero Occidente è portatore. Di questa peculiarità sarebbe assurdo e pericoloso disfarsi. Essa merita piuttosto, in tempi così difficili, di essere ripresa e ripensata. In questo libro, che raccoglie assieme al testo della Conferenza di Notre-Dame un ampio saggio inedito scritto appositamente, Kristeva anticipa i termini delle sue nuove sfide intellettuali e pone, con esemplare e scomoda lucidità, questioni attualissime che ci riguardano tutti. «La mia lettura della passione di Cristo mi porta a sognare un sogno: che le aperture e le complicità necessarie contro la barbarie che si addensa attorno a noi possano essere tessute non solo, e forse non tanto, tra il cristianesimo e le altre religioni oggi tentate dall’integralismo, quanto piuttosto tra il cristianesimo e quella visione della complessità umana a cui io aderisco, che è scaturita dal cristianesimo e che ha l’ambizione di percorrere le vie rischiose della libertà».
Julia Kristeva
Filosofa, psicoanalista e filologa, Julia Kristeva è tra i maggiori teorici contemporanei della letteratura. Con Donzelli ha pubblicato la trilogia del Genio femminile (Hannah Arendt, Colette e Melanie Klein), e i suoi lavori più importanti: Bisogno di credere (2006); Teresa, mon amour (2008); La testa senza il corpo (2009); Il loro sguardo buca le nostre ombre (con Jean Vanier, 2011); Storie d’amore (2012); Sole nero (2013); Stranieri a noi stessi (2014); Del matrimonio considerato come un’arte (con Philippe Sollers, 2015); La vita, altrove (2017), Dostoevskij. Lo scrittore della mia vita (2020).
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