

«Cari critici, ho diritto a una vera stroncatura», diceva Alessandro Baricco. «Caro Baricco, io la recensisco ma lei non mi legge», rispondeva Giulio Ferroni. È nata così, sulle pagine di «Repubblica», una delle polemiche più accese che gli annali della cronaca letteraria ricordino. Allo scontro fra uno degli scrittori italiani più venduti e uno dei critici più autorevoli, seguirono fiumi di inchiostro, svariati megabytes di blog letterari, e vere e proprie risse verbali tra semplici lettori, schierati in opposte fazioni. «E che se ne può fare lei di recensioni che del resto nemmeno ha il tempo di leggere?». Poi, Ferroni ci ha ripensato: «Baricco sta scrivendo a puntate e su “Repubblica” un nuovo romanzo che è la quintessenza del “baricchismo”. Visto che ci tiene tanto ad essere recensito, perché non accontentarlo?». E perché non allargare lo sguardo – ha aggiunto l’editore – a quella nutrita pattuglia di scrittori alla moda, che aspirano tutti ad essere criticati, a patto che lo si faccia bene? E ancora: i giornali pubblicano romanzi; e se fossero i libri a pubblicare recensioni? Ecco che il cerchio si allarga: Ferroni se la prende con Baricco e la sua «profondità di superficie»; Massimo Onofri accomuna la tripletta Niffoi-De Luca-Santacroce sotto l’etichetta del «sublime basso»; Filippo La Porta indaga sulle scarse nobiltà e le molte miserie del Nuovo Giallo Italiano; e Alfonso Berardinelli polemizza con Tiziano Scarpa: «che cos’è questo imperativo sociale che costringe tutti ad esibire tutto? Non sarà che il pudore è più sorprendente, antisociale e trasgressivo dell’esibizione?». Sul banco dei cattivi…
Alfonso Berardinelli
Alfonso BERARDINELLI (Roma, 1943), scrittore e critico, annovera tra le sue numerose pubblicazioni: Cento poeti. Itinerari di poesia (Mondadori, 1991), La poesia verso la prosa (Bollati Boringhieri, 1994), L'eroe che pensa (Einaudi, 1977) e quest'anno Cactus (L'Ancora) e Stili dell'estremismo (Editori Riuniti). Per la Donzelli ha pubblicato nel 1998 Autoritratto italiano.
Giulio Ferroni
Giulio Ferroni insegna alla «Sapienza» di Roma; ha compiuto una fitta serie di studi su autori dei secoli più diversi e segue, come critico militante, non senza spirito polemico, la produzione letteraria contemporanea. Sua è la grande Storia della letteratura italiana in 4 volumi (1991, nuova edizione 2012). Per Donzelli ha pubblicato, tra gli altri, Passioni del Novecento (1999), Machiavelli o dell’incertezza (2003), Dopo la fine. Una letteratura possibile (2010). Tra i suoi libri più recenti: Ariosto (2008), Prima lezione di letteratura italiana (2010), Il comico. Forme e situazioni (2012).
Massimo Onofri
Massimo Onofri, critico militante, insegna Letteratura italiana contemporanea all’Università di Sassari. Collabora con «L’Indice», «Avvenire», «La Stampa», «Nuovi Argomenti» e i giornali regionali del Gruppo Espresso. È autore, tra l’altro, di Storia di Sciascia (Laterza, 1994, 2004); Il canone letterario (Laterza, 2001); La modernità infelice (Avagliano, 2003) e Nuovi sensi vietati (Gaffi, 2009). Per i tipi della Donzelli ha pubblicato Sul banco dei cattivi (2006, con Alfonso Berardinelli, Giulio Ferroni, Filippo La Porta); La ragione in contumacia (2007) e Recensire (2008).

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