

La lotta perenne tra sensibilità e crudeltà, tra ingenuità ed erotismo, tra natura e spirito, tra donna e uomo: i racconti di Tagore – genio indiano della letteratura mondiale tra Otto e Novecento – non si limitano a dipingere con stupefacente maestria le tensioni e le pulsioni che fanno grande ogni grande letteratura; le calano corposamente nel paesaggio materiale e simbolico di un’India coloniale alle prese con la modernità. E per rendere meglio l’allucinata contraddizione, le vestono dei panni di spiriti e di scheletri parlanti, di umanissimi e impalpabili fantasmi. Su tutto aleggia un’aura di mistero, la consapevolezza di quanto l’uomo possa restare prigioniero dei suoi sogni; «l’illusione è la prima apparenza della verità», ha detto Tagore. Ed ecco la sostanza dei suoi racconti, popolati da inquietanti creature che pencolano tra questa ed altre vite, e che in preda ai loro tormenti amorosi creano un turbinio di immagini in cui non sempre è la morte ad avere l’ultima parola. All’alba del XX secolo, l’Occidente aveva guardato a Rabindranath Tagore come al padre nobile dell’India e per questo nel 1913 lo aveva voluto Premio Nobel per la letteratura. Del resto, l’integrazione tra la cultura orientale e l’Occidente era stata sin da subito una costante della sua opera di intellettuale, che si definiva «il frutto di un incontro fra tre culture: quella induista, quella mussulmana e quella britannica». Ma dopo i fasti di inizio secolo, l’Occidente è sembrato dimenticare Tagore, relegandolo in quella dimensione spirituale e a tratti mistica che aveva spinto Ezra Pound e W. B. Yeats a osannarne la poesia. Questa raccolta, di recente pubblicata in traduzione inglese e francese, ripropone alla cultura occidentale – e svela per la prima volta al pubblico italiano – l’originalissima prosa di un grande maestro, la cui vena immaginifica si sposa con una straordinaria precisione descrittiva, toccando i vertici assoluti del racconto contemporaneo
Rabindranath Tagore
Rabindranath Tagore (1861-1941) fu uno dei massimi letterati del Novecento. Nato a Calcutta nel 1861, e insignito del Premio Nobel nel 1913, ha avuto in Italia una fortuna legata soprattutto alla sua opera poetica. I suoi racconti sono stati da poco ripubblicati in inglese dalla Penguin Books, per restituire al grande maestro bengalese la giusta dimensione di scrittore narrativo oltre che di poeta, saggista, pittore e musicista.

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