«Blaise il poeta», così firma Cendrars la dedica a queste Piccole storie negre che ha voluto scrivere nel 1928 per i bambini dei bianchi, introducendoli al mondo di altri bambini, quelli con la pelle nera. Come dice infatti il vecchio capotribù Etiitii nella prima di queste storie, «un uomo ragionevole non può parlare di Cose Serie con un altro uomo ragionevole: deve rivolgersi ai bambini». Si srotola da qui il filo che tiene insieme questi racconti e che ne fa la prima lettura moderna della forza vitale dell’Africa che è all’origine di tante riletture contemporanee. Pionieristico è dunque l’intento di Cendrars di accedere a un territorio sconosciuto, di cui per primo intravede la forza narrativa intrinseca.
Nel pieno impeto vitalistico delle avanguardie artistiche parigine, la capacità rigeneratrice di un continente che si presentava come nuovo rispetto all’Europa che si consumava sul fronte della Grande guerra, non poteva che esercitare un grande fascino. Ma ad attrarre il narratore-poeta era soprattutto quello sconfinato patrimonio orale, le storie che da secoli si tramandavano senza inchiostro di tribù in tribù.
Di là del Mediterraneo c’era tutto un mondo, popolato innanzitutto di animali, e poi di donne, uomini e bambini che conducevano vite scandite da ritmi arcaici, in una dimensione di essenzialità che più di ogni altra si assimila all’eternità. Ed eterne appaiono infatti le dispute che animano queste storie, quella tra il cacciatore e l’infido Baba il caimano, tra il bambino e le termiti, tra la contadina e il suo uomo scansafatiche, tra la lepre e la sua ombra, tra l’albero del miele e il rinoceronte. Artigli, corna, zoccoli, ecco le armi più ricorrenti in queste contese, o al massimo selci affilate e qualche coltello. Per il resto, è tutto un succedersi di immagini fantastiche, di suoni onomatopeici, di nomi senza nome: l’ombra bugiarda che se la ride alle tue spalle e ti fa le corna, i laghi come stoffe variopinte del paese di Mosikasika, l’orco Citukulumakumba, Guinnaru il Re dei guineani, Mu-Ungu il Creatore, Mvul l’antilope e Nzox l’elefante, e poi ancora la bestia-che-nessuno-conosceva, l’uccello Possibile-Impossibile, l’uomo-che-ritorna-sempre-nello-stesso-posto, e l’orchessa-che-è-dentro.
Storie negre per la prima volta nero su bianco, impreziosite dalla forza evocativa delle illustrazioni originali di Pierre Pinsard, un esempio straordinario della inesauribile creatività dell’avanguardia parigina degli anni trenta.