In che modo il corpo si inscrive nell’orizzonte del progetto urbano e delle sue pratiche? È questa la domanda di fondo da cui si sviluppa il libro. Questione cruciale che ne genera altre: come uscire dalla trappola dell’analogia organica – la cui ombra si allunga fino a noi – tra la perfezione dell’uomo vitruviano e l’imperfezione di Frankenstein? Come dare conto del carattere politico del rapporto tra corpi e spazi nell’azione di progetto? Un tema ampio e imprendibile, esplorato nel volume dapprima attraverso un’interrogazione sul senso di un percorso individuale dentro una storia più generale. Quindi appoggiandosi a robuste ontologie politiche che fanno riferimento al pensiero di Antonin Artaud, Gilles Deleuze, Michel Foucault, Ernesto de Martino per costruire cartografie relazionali del rapporto tra il corpo e lo spazio. Cartografie che partono dai corpi, tracciano i modi e i luoghi del muoversi, delle vulnerabilità, dei desideri. Infine rileggendo progetti esemplari: il progetto dell’antipsichiatria radicale degli anni sessanta, il progetto funzionalista nella sua forma più luminosa; il progetto della transizione, attorno a cui oggi si addensano domande e congetture. Lo scopo è guardare al progetto urbanistico e alle sue pratiche da una prospettiva che ha al centro il corpo, per indagarne gli scenari inaspettati che si aprono quando il punto di vista non è più quello dell’attore, del decisore, del tecnico, ma di un corpo non riducibile alle sue astrazioni. Il modo interrotto, allusivo e incerto in cui affiora il tema, l’inconsapevolezza che attorno ad alcuni snodi si ispessisce invece di diradarsi, l’ostinazione del vedere nel rapporto tra corpo e spazio un nucleo fondamentale per ragionare di architettura e urbanistica sono i tratti di un libro che vuole raccontare un programma di ricerca, esasperandone i tratti e i riferimenti.
Luca Molinari, DoppioZero, 05/09/2023
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