
Traduzione di Ingrid Basso
Collana: meledonzelli
2022, pp. 224, con tavole a colori nel testo
ISBN: 9788855224079
€ 32,00 € 30,40
«È l’umanità, la vita che bisogna far emergere nell’arte. Non la natura morta».
Se l’arte di Edvard Munch è conosciuta nel mondo intero, i suoi testi sono ancora un segreto per il grande pubblico. Quando però le sue parole compaiono accanto alle sue opere, come avviene in questo libro, diventa immediatamente chiaro che le une completano e chiariscono le altre, e che la conoscenza dell’artista attraverso i suoi testi consente di entrare nel cuore del suo lavoro. Munch scrisse per tutta la vita: appunti, taccuini, diari, poemi in prosa, bozzetti letterari, note di viaggio, articoli e, naturalmente, lettere. Ingegno tormentato e geniale, Munch dunque diede forma ai suoi pensieri e alle sue emozioni non solo in quadri indimenticabili, ma anche in testi letterari carichi di lirismo, nei quali le considerazioni sull’arte in generale e sulla sua opera in particolare si accompagnano al racconto di ambienti e personaggi che lasciarono un’impronta profonda sulla sua eccezionale sensibilità. Munch considera l’arte come un’immersione nei segreti del¬l’animo umano: «nella mia arte – scriveva – ho cercato di spiegare a me stesso la vita e il suo senso», tentando allo stesso tempo di «aiutare gli altri a chiarirsi la propria». La scrittura, la pittura e l’incisione sono tessere di disegno unitario, volto a raccontare la danza della vita in tutte le sue espressioni. Da questo desiderio di unità nasce anche il progetto di realizzare un grande ciclo pittorico, Il fregio della vita, che tenesse insieme le sue opere in un solo discorso. Munch credeva infatti che i suoi quadri, spesso ritenuti oscuri e di difficile lettura, sarebbero stati più comprensibili se presentati l’uno accanto all’altro, «come quando ci sono tanti violini in una stanza, si fa suonare la nota su cui sono armonizzati e allora suonano tutti». I testi raccolti in questo libro contribuiscono a ricostruire la melodia della sua pittura, consentendo di cogliere la ricchezza dell’universo umano e creativo dell’artista e illuminando le sue opere, le più note e le meno conosciute, di una nuova luce.
Edvard Munch
Edvard Munch nacque nel 1863 a Løten, nei pressi di Oslo. Iniziò la sua carriera come pittore realista, ma presto abbandonò questa corrente per perseguire un’arte sempre più simbolica e spiccatamente post-impressionista, anche grazie all’influen¬za delle opere di Gauguin, Toulouse-Lautrec e Van Gogh, che ebbe modo di vedere a Parigi. Nel 1892 fu invitato all’esposizione annuale degli artisti berlinesi, ma la mostra fu chiusa poco dopo perché le sue opere furono ritenute dalle autorità scandalose e oscene, una condanna che avrebbe marchiato il suo lavoro negli anni a venire. Dal carattere inquieto, anche a causa dei gravi lutti familiari vissuti durante l’infanzia e dell’abuso di alcol, nel 1908 soffrì di una profonda crisi nervosa, che lo portò a isolarsi in un sanatorio a Copenaghen. Tornato in Norvegia, visse e lavorò in modo appartato fino alla sua morte, avvenuta nel 1944. Lasciò la totalità della sua produzione alla città di Oslo.
GIORGIO AGNISOLA, Avvenire, 29/01/2023
Munch e la pittura con il testo a fronte
DAVIDE RACCA, Il Manifesto, ALIAS DOMENICA, 08/01/2023
Disperazione e urlo, sequenza
MELANIA MAZZUCCO, La Repubblica - Robinson, 26/11/2022
Munch oltre l'urlo
Lettere e scritti sull’arte
Scritti (1934-1969)
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