Come fu possibile che uno Stato liberale si consegnasse nelle mani di un dittatore? Di chi furono le responsabilità? Quali i disagi, quali le aspirazioni e le tensioni di cui il fascismo seppe approfittare? L’analisi di Luca Falsini rintraccia le radici di questo capovolgimento nelle inquietudini di inizio secolo, in una congerie di fattori – politici, economici e culturali – alimentati da una cultura nazionalista e imperialista esasperata poi dallo scoppio del conflitto. Furono anni gravati da fragilità economiche, da incertezze su come governare il passaggio da una società agricola a una moderna, con un ruolo di primo piano svolto dai partiti e dalle loro ideologie; con aggregazioni politiche che nascono e altre che muoiono, con diversi modelli di eversione, con pezzi dell’esercito che disertano e altri che flirtano con i sovversivi. Nuove pulsioni di cui il fascismo seppe farsi interprete meglio degli altri contendenti politici. I partiti di massa, accecati dalla conflittualità interna, persero la visione complessiva di quanto stava accadendo ed ebbero responsabilità importanti sulla mancata creazione di un fronte antifascista, ma le leve del comando erano altrove: furono i governi liberali a tollerare le violenze fasciste, nell’ottica di contenere le proteste sociali, finendo presto col perderne il controllo; furono sempre i liberali a inglobare nei listoni elettorali il Pnf e a portare 35 fascisti nelle aule parlamentari; furono loro a sostenere il primo governo Mussolini. Ma più in generale fu la cultura liberale a lasciarsi attrarre dalla soluzione «forte». Da Amendola ad Albertini, da Gobetti a Salvemini, molti uomini di profonda e sincera fede democratica ritennero così marcia la democrazia parlamentare giolittiana da preferirle l’azzardo della soluzione fascista, che alla fine il re avallò, consegnando inesorabilmente l’Italia nelle braccia del duce.
Luca Falsini
Luca Falsini lavora alla Camera dei deputati come segretario parlamentare. Dottore di ricerca in Ceti dirigenti e potere pubblico nella storia dell’Italia contemporanea, si è occupato di Grande guerra, di rapporti tra governo ed esercito e di uso politico del passato. È autore di Esercito e fascismo. Soldati e ufficiali nell’Italia di Mussolini (1919-1940), Aracne, 2013 e, per Donzelli, di Processo a Caporetto. I documenti inediti della disfatta (2017) e di La storia contesa. L’uso politico del passato nell’Italia contemporanea (2020).
SIEGMUND GINZBERG, Il Foglio, 01/10/2022
LA TRAPPOLA DEL ' 23
CORRADO AUGIAS, Il Venerdi di Repubblica, 16/09/2022
ITALIA 1922 NELLE BRACCIA DEL DUCE MUORE LA DEMOCRAZIA
PASQUALE CHESSA, Il Messaggero, 11/09/2022
I ritratti della Marcia su Roma di Canali e Volpini arretrano davanti alla rilettura storica di Falsini
La storia contesa
L'uso politico del passato nell'Italia contemporanea
Processo a Caporetto
I documenti inediti della disfatta. Cadorna e Badoglio, gli alti comandi, gli ufficiali, i soldati
Pane quotidiano
L’invisibile mercato mondiale del grano tra XIX e XX secolo
L'economia, la politica, i luoghi
Scritti per Fabrizio Barca
Umberto Terracini
Un comunista solitario
Destinazione euro
Politica e finanza in Italia dal «miracolo» a Maastricht, 1957-1992
Lenin
Una biografia intellettuale (1870-1924)
Dal rosso al nero
La svolta a destra di una città operaia
Terni, laboratorio d’Italia
Nazioni in cerca di stato
Indipendentismi, autonomismi e conflitti sociali in Europa occidentale
Le rievocazioni storiche
Feste civiche e cultura popolare in Toscana