

«Siamo in guerra! È una frase riferita con insistenza al coronavirus. L’idea della guerra evoca un nemico. Ma in questa guerra il nemico può diventare “l’altro” da noi; per cui finita la guerra, oltre a contare i morti e i danni economici, si potranno registrare pure divisioni e fratture socio-politiche forse insanabili. Occorre che la politica torni a essere guida e non più mera lotta senza esclusione di colpi per il consenso, con quel miscuglio di invidia e malizia che ne è oggi la cifra prevalente».
Gian Carlo Caselli
Niente sarà più come prima. È questo che si ipotizza dopo la frattura, nella prassi vitale e nel pensiero, determinata dalla pandemia, capace di portare con sé un cambiamento profondo dell’essere cittadini. L’emergenza sanitaria, come tutte le crisi, ha imposto scelte radicali e inedite nella sfera economica, sanitaria e giuridica, concretizzatesi, in quest’ultima, in una vera e propria legislazione dell’emergenza. E proprio sotto il profilo giuridico è possibile ora iniziare a tracciare un bilancio di come è stata gestita l’emergenza: rispetto alla Costituzione, sia sul fronte dei diritti sia su quello dei poteri, toccando il nodo cruciale della legittimità della limitazione alle libertà personali in nome dell’interesse collettivo della salute; rispetto al vincolo comunitario che tiene insieme un paese e un intero continente, dal punto di vista sociale ed economico; rispetto al diritto d’impresa, dove all’esigenza di tutelare il tessuto imprenditoriale derogando alle norme previste si accompagna la questione, non meno importante, della responsabilità dei soggetti economici; rispetto al settore agricolo, uno dei più colpiti dagli esiti della pandemia in termini di disponibilità di forza lavoro e di gestione degli approvvigionamenti. E, infine, rispetto alla questione, centrale nel nostro paese, delle mafie, per le quali questa pandemia si presenta come una vera opportunità per inghiottire ancora altri pezzi di economia pulita. La Fondazione «Osservatorio Agromafie» ha chiamato alcuni esperti a offrire uno sguardo d’insieme su tutti questi insidiosi risvolti della crisi sanitaria in atto. Senza scandagliare il versante giuridico è difficile comprendere le conseguenze, per i privati cittadini come per le imprese, dell’adozione di un «diritto d’eccezione» con cui si è gestita la fase più acuta ma che, nei suoi esiti, ci accompagnerà ancora a lungo.
Niccolò Abriani
Niccolò Abriani è professore ordinario di Diritto commerciale all’Università di Firenze.
Gian Carlo Caselli
Gian Carlo Caselli è presidente del Comitato scientifico della Fondazione Osservatorio sulla criminalità nell’agricoltura e sul sistema agroalimentare.
Alfonso Celotto
Alfonso Celotto è professore ordinario di Diritto costituzionale all’Università degli Studi Roma Tre.
Fabrizio Di Marzio
Fabrizio Di Marzio è consigliere della corte di Cassazione. Autore di numerosi lavori in materia di diritto civile e commerciale, sul tema del contratto ha pubblicato: I contratti d’impresa (Utet, 2008) e Contratto illecito e disciplina del mercato (Jovene, 2011). Per i tipi della Donzelli ha curato il volume Agricoltura senza caporalato (2017).
Stefano Masini
Stefano Masini è professore associato di Diritto agrario e Diritto alimentare all’Università degli Studi di Roma Tor Vergata.
Giulio Tremonti
Giulio Tremonti è presidente di Aspen Institute Italia.
Massimiliano Panarari, Venerdì di Repubblica, 23/10/2020
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