«Quante volte ci siamo trovati di fronte a eventi che avrebbero dovuto cambiarci, o almeno indurci a cambiare? Mi chiedo ora se davvero fossero imprevedibili come abbiamo voluto credere o se, invece, non siano stati puntualmente anticipati da segni, dati, elementi, venti, spinte che potevano fare pensare a una dissoluzione, che nessuno sapeva o voleva vedere».
La pandemia del coronavirus impone un passaggio d’epoca. Come d’improvviso, la linea del tempo si è spezzata, e il presente ci costringe a girare pagina, a sancire una irrimediabile rottura con tutto ciò che è stato fino ad ora. Il prima diventa davvero e definitivamente passato. Ma occorre stare attenti. Nell’interrogare e interpretare le tracce, i segni, le memorie che il passato ci restituisce, non ci può essere nessun sentimento di rimpianto, nessuna proposta di un insensato, peraltro impossibile, ritorno al tempo andato. Né a quello recente della «modernità», né a quello più remoto della «tradizione». Si tratta piuttosto di provare a far tesoro del passato, riconoscendone gli errori, gli eccessi, le incongruenze, e insieme ripercorrendone gli elementi preziosi che abbiamo perduto, che abbiamo più o meno consapevolmente rimosso, nella nostra baldanzosa rincorsa di un benessere assoluto. Si tratta di ritrovare un equilibrio nel modo di vivere il pianeta che abitiamo, nel rapporto che instauriamo con la natura, con le altre specie, e in primo luogo con la nostra. Si tratta di utilizzare le conoscenze scientifiche e i progressi tecnologici al fine di soddisfare altre priorità: la cura delle malattie, il risanamento dell’ambiente, la lotta alle diseguaglianze, l’eliminazione della povertà. Occorre, insomma, ritornare a pensare responsabilmente il futuro. Oggi la crisi ci restituisce lo sgomento di fronte all’imprevedibilità del contagio. Ma il coronavirus era davvero imprevedibile? E davvero non è possibile prevedere l’imprevedibile? C’è un solo modo per prevenire le catastrofi: è quello di pensarle come necessarie, di agire dando per scontato che esse prima o dopo arriveranno. Sforzarsi in tutti i modi di prevenirle. Accettando di buon grado che questi sforzi si rivelino inutili, se poi per caso le catastrofi non arriveranno.
Vito Teti
Vito Teti è professore ordinario di Antropologia culturale all’Università della Calabria, dove ha fondato e dirige il Centro di iniziative e ricerche Antropologie e Letterature del Mediterraneo. Tra le sue pubblicazioni: Storia del peperoncino. Un protagonista delle culture mediterranee (Donzelli, 2007), Maledetto Sud (Einaudi, 2013), Quel che resta. L’Italia dei paesi, tra abbandoni e ritorni (Donzelli, 2017), Il vampiro e la melanconia. Miti, storie, immaginazioni (Donzelli, 2018), Prevedere l’imprevedibile. Presente, passato e futuro in tempo di coronavirus (Donzelli, 2020), La restanza (Einaudi, 2022).
Demetrio Paolin, Laletteraturaenoi.it, 09/10/2020
Non abbiamo avuto la primavera
, Lo stato delle cose, 31/07/2020
Prevedere l’imprevedibile: appunti contro l’ineluttabilità della pandemia e delle catastrofi
Alessandro Cannavale, Basilicata24, 25/07/2020
Sono davvero imprevedibili le catastrofi?
Adriano Favole, La Lettura - Corriere della Sera, 12/07/2020
LA NOSTALGIA CREATRICE
Simonetta Sciandivasci, Il Foglio, 05/07/2020
Tutto il mondo in un paese imprevedibile
Luca Miele, Avvenire, 30/06/2020
VIRUS E ANIMALI UN EQUILIBRIO PER IL FUTURO
Tommaso Giartosio, Fahrenheit Radio3, 24/06/2020
Intervista
Claudio Corvino, Il Manifesto, 23/06/2020
ILVAMPIRISMO DEL CORONAVIRUS: IL SUO ANIMALE SIMBOLO E UNO SGUARDO SUL FUTURO

Il senso dei luoghi
Memoria e storia dei paesi abbandonati

Il vampiro e la melanconia
Miti, storie, immaginazioni

A filo doppio
Un'antologia di scritture calabro-canadesi

Storia del peperoncino
Cibi, simboli e culture tra Mediterraneo e mondo

Il senso dei luoghi
Memoria e storia dei paesi abbandonati

Storia del peperoncino
Un protagonista delle culture mediterranee

Lento pede
Vivere nell'Italia estrema

Le tre culture del Medioevo
Dotta, popolare, orale

Il mito del Grande complotto
Gli americani, la mafia e lo sbarco in Sicilia del 1943

Espulso per tradimento
Storia di un detenuto comunista che chiese la grazia al duce