Pochi temi sono terreno di silenzi e tabù come la violenza femminile. Che le donne possano essere attori della violenza e non solo vittime è sembrato a lungo un ossimoro: parte integrante dei sistemi permanenti e impliciti del pensiero, la rappresentazione del femminile è ancorata a un’immagine di dolcezza e di rifiuto del male che trova espressione nel classico cliché della donna-angelo o nell’icona della madre. A questa ritrosia si aggiunge il timore che trattare della violenza agita o immaginata da madri, sorelle e figlie possa far sviare l’attenzione dal drammatico problema della violenza subita, dagli abusi domestici agli stupri di guerra. Eppure, storia e letteratura sono popolate di donne capaci di opporsi al dominio maschile con il ricorso alla forza e persino di rivestire ruoli di rilievo nell’ambito virile per eccellenza, quello della guerra. Non ovunque, nei contesti nazionali, queste (anti)icone di genere hanno trovato la stessa visibilità. Se si esamina il campo letterario in lingua inglese, e particolarmente quello statunitense, ci si imbatte in scrittori e scrittrici che hanno tematizzato personaggi forti, bellezze letali, eroine sadiche e implacabili che non si esauriscono nello stereotipo misogino della femme fatale, ma diventano lo specchio letterario di istanze di emancipazione che portano le donne a confrontarsi progressivamente con lo spazio della violenza attiva e a raccontare (talvolta vivendoli in prima linea) i conflitti del loro tempo. In un viaggio che prende le mosse dalla straordinaria vicenda di Margaret Fuller, cronista dell’assedio di Roma del 1848, e giunge fino ai campi di battaglia della Grande guerra, narrati da una generazione di scrittrici messe in ombra (e spesso ridicolizzate) dai più celebri colleghi maschi (Hemingway per primo), questo volume attacca una visione naturalizzata del genere e rivela le sfumature e le ambiguità del rapporto tra i volti della violenza agita e le donne come agenti della storia.
Anna De Biasio
Anna De Biasio è ricercatrice di Letteratura anglo-americana all’Università di Bergamo. Si è occupata soprattutto di autori dell’Ottocento americano, in particolare della linea Hawthorne-James e della genesi del romanzo «d’arte» (Romanzi e musei. Nathaniel Hawthorne, Henry James e il rapporto con l’arte, Istituto Veneto di Scienze, Lettere e Arti, 2006). Ha curato la prima traduzione italiana di The Art of the Moving Picture (1915) di Vachel Lindsay (Marsilio, 2008) e nel 2011 una sezione tematica della rivista «Allegoria» dedicata allo studio della maschilità. Nel 2013 ha co-curato il volume Transforming Henry James (Cambridge Scholars Publishing).
Cristina Savettieri, Allegoria76 - Rivista semestrale, anno XXIX, terza serie, numero 76, 01/12/2017
Le implacabili. Violenza al femminile nella letteratura americana tra Otto e Novecento
Melissa Pigantelli, La Rivista Culturale, 25/11/2016
“Le Implacabili”: contro gli stereotipi del femminile
Valeria Palumbo, Corriere.it, 19/10/2016
Molto più che Piccole donne La riscoperta di Margaret e le altre scrittrici di guerra
Timeo in Paradiso
Metafore e bellezza da Platone a Dante
La metafora dello specchio
Lineamenti per una storia simbolica dell’immagine
La nudità di Beatrice
Dante, Giotto, Ambrogio Lorenzetti e l’iconografia della Carità
Pensare l'universo
Italo Calvino e la scienza
Ad occhi aperti
Leggere l'albo illustrato
Il demone di Dostoevskij
Il sesso, la morte, il linguaggio
I cani del tempo
Filosofia e icone della pazienza
Di cosa parlano i libri per bambini
La letteratura per l’infanzia come critica radicale
Dante
Amore, essere, intelletto
La fiaba irresistibile
Storia culturale e sociale di un genere