«La crisi finanziaria ha rimescolato le carte, sconvolto le nuove certezze. Gli economisti liberisti, fino a ieri legione, ora si contano in poche centinaia: la maggioranza ha girato rapidamente insieme al vento. Gli imprenditori, che furono più radicali degli economisti nel loro liberismo globalizzato, ora invocano a voce altissima e senza ritegno veloci ed efficaci interventi statali a proteggerli dagli effetti della crisi. Ma lo Stato è come la mamma: ce n’è una sola, e quando la si riduce a sopravvivere decrepita per le troppe angherie subite, non ci si può più rifugiare nel suo grembo, fuggendo la cattiveria del mondo».
Marcello De Cecco è uno dei pochi studiosi di economia capaci di fornire una bussola alla lettura della crisi. Il suo sistematico commento alle vicende che da cinque anni caratterizzano la congiuntura economica mondiale più difficile e complessa dell’ultimo secolo è una lezione di metodo storico, di rigore dell’analisi, e anche di stile: spiegare gli arcana dell’economia e della finanza a quelli che non stanno dentro lo stretto recinto degli addetti ai lavori comporta infatti grande padronanza di scrittura, capacità evocativa, e non da ultimo una forte dose di ironia. La diagnosi è ben chiara. Il principio che continua a ispirare le ricette dominanti per uscire dalla crisi è: «prima l’austerità e poi la crescita».Ora, osserva De Cecco, «la prima l’abbiamo da tempo, ma la seconda non si vede, e se la ricetta non ci ha ancora soffocato lo dobbiamo a Obama, che questa ricetta non la applica».Ma quando è nata l’idea che per investire bisogna aver prima risparmiato? «Essa è presente già in Adam Smith, e percorre per più di un secolo l’intera storia della teoria economica. Fino a quando arriva Keynes che, con la forza della disperazione dovuta alla crisi post-bellica, afferma che, al contrario, sono gli investimenti a determinare i risparmi». Le analisi di De Cecco mostrano bene la tensione tra le due spiegazioni, e la divergenza tra le due ricette. Il cuore della crisi europea sta nel continuare a rimanere abbarbicati all’idea dell’austerità a tutti i costi. La battaglia che si conduce in Europa attorno a questi temi è una battaglia aperta, che coinvolge le autorità monetarie, i gruppi politici, le lobby, gli interessi della speculazione e della rendita. Tutti soggetti che si muovono in uno scenario storico complesso, difficile da penetrare. Ma sta proprio qui il fascino della lettura di De Cecco: mai rinunciare a capire, mettendo sempre davanti a tutto la storia.
Marcello De Cecco
Marcello de Cecco (1939-2016) è stato uno dei maggiori economisti e storici economici italiani. Dopo aver studiato a Parma e a Cambridge, ha insegnato nelle università di Siena, Roma («La Sapienza» e Luiss) e alla Scuola Normale di Pisa. L’ultimo suo libro di polemica civile è uscito nel 2013 per i tipi della Donzelli: Ma che cos’è questa crisi. L’Italia, l’Europa e la seconda globalizzazione (2007-2013).
L'economia di Lucignolo
Opportunità e vincoli dello sviluppo italiano
L'oro di Europa
Monete, economia e politica nei nuovi scenari mondiali
La fiera delle falsità
Via Rasella, le Fosse Ardeatine, la distorsione della memoria
Quale Europa
Capire, discutere, scegliere
Roma '44
Le lettere dal carcere di via Tasso di un ragazzo martire delle Fosse Ardeatine
Contro la democrazia illiberale
Storia e critica di un’idea populista
Assalto a San Lorenzo
La prima strage del fascismo al potere
Del capitalismo
Un pregio e tre difetti
L'ultimo Marx
Biografia intellettuale
(1881-1883)
Nuova edizione accresciuta
L'antifascista
Giacomo Matteotti, l’uomo del coraggio, cent’anni dopo (1924-2024)
Lento pede
Vivere nell'Italia estrema