«Qualche volta ho l’impressione che nessuno lavori, che tutti aspettino per lavorare: chi dovrebbe costruire aspetta per costruire, chi dovrebbe far politica aspetta a farla, chi dovrebbe governare aspetta per governare. Ho l’impressione che a lavorare, veramente, oggi in questa Italia liberata, non ci sia che la gente del mercato nero, le puttane e i contadini, oltre ai preti e alla gente che ha da salvare le sue vecchie posizioni guadagnate negli anni andati. Gli altri, ripeto, aspettano…». Manlio Rossi-Doria a Guido Dorso 20 novembre 1944
«In questo momento a me una sola cosa importa: capir dentro a questo oscuro processo che vedo in atto nelle campagne. Per questo sono preso da una vera frenesia di girare, di vedere, di prender contatto con la terra. E non vedo l’ora di tornare giù nel Mezzogiorno, di girare paese per paese». La preoccupazione per il futuro dell’Italia e la premura di agire in un momento in cui tutti sembrano attendere: è questo lo stato d’animo che Manlio Rossi-Doria confida a Guido Dorso in una delle prime lettere di questa raccolta, scritta nel novembre del 1944. Con lo sguardo sempre rivolto allo scopo principale di una vita, ovvero l’impegno per lo sviluppo economico e culturale del Mezzogiorno, Rossi-Doria – che del pensiero meridionalista è stato uno dei principali interpreti – trova nello scambio epistolare un luogo di riflessione privilegiato. Attraverso i dialoghi con alcune delle figure più importanti della scena politica e intellettuale del nostro paese – da Norberto Bobbio a Antonio Giolitti, da Rocco Scotellaro a Emilio Sereni –, matura infatti una linea di pensiero che si sostanzia nell’idea di un’Italia e di un Sud fatti di uomini e donne impegnati nella costruzione di un’effettiva unità nazionale, che coniughi sviluppo economico e coesione sociale, infrastrutturazione e difesa del territorio. C’è senz’altro spazio per l’incertezza e il pessimismo nelle confidenze agli amici più stretti, ma c’è anche la forte convinzione – espressa ora a Nuto Revelli ora a Norberto Bobbio – che le giovani generazioni abbiano dalla loro parte la forza morale e l’impegno civile necessari per colmare l’assenza delle istituzioni e affrontare la mancanza di prospettive. Solo loro possono essere gli artefici di un rilancio del progetto meridionalista. Con l’obiettivo di un’Italia più coesa, e soprattutto più giusta.
Manlio Rossi-Doria
Manlio Rossi-Doria (1905-1988), dopo aver partecipato alla Resistenza, nei primi anni successivi alla seconda guerra mondiale milita nel Partito d’Azione fino al suo scioglimento. Quindi diventa professore universitario e collabora da esperto con i governi a guida Dc. Si riavvicina al Psi dopo la metà degli anni sessanta, e viene eletto senatore per quel partito dal 1968 al 1976. In questo periodo è nominato vicepresidente della giunta consultiva per gli affari della Comunità europea (1968-69), poi presidente dell’ottava Commissione permanente Agricoltura e Foreste (1969-70). Nel 1976, per ragioni di salute, è costretto ad abbandonare la politica attiva.
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