Scheda libro

Può una città vivere di rendita? Cosa accade quando l’idea di poter vivere di rendita si diffonde come fosse una possibilità per tutti, anzi, quasi come se non ci fossero alternative? Quando i tipi di rendita, i meccanismi che la producono, le sue provenienze, i suoi intrecci sembrano moltiplicarsi, divenire sempre più dominanti rispetto ad altre forme di produzione di ricchezza e ad altre possibili relazioni sociali? Quali sono le implicazioni dell’inedita espansione delle logiche dei rentier? Nella città del XXI secolo la rendita sta assumendo un peso preponderante; non è un «dato» ma il risultato di scelte, quindi un fatto politico, imprescindibile fattore esplicativo delle trasformazioni urbane: delle logiche che le guidano, degli obiettivi verso cui tendono, degli esiti socio-spaziali che determinano, della qualità dell’ambiente costruito che producono. Ed ecco il caso di Roma: una città disegnata in profondità dalle logiche della rendita, che sempre di più vive delle sue molte rendite (a cominciare da quelle estratte dal suo immenso patrimonio storico e ambientale), in cui si è reso evidente cosa fosse o potesse essere il «capitalismo dei rentier» prima ancora che venisse chiamato con questo nome. Ma Roma non è un’eccezione: al contrario, essa può essere considerata esempio della traiettoria che un numero crescente di città e di economie urbane sta seguendo, in Italia e nel mondo, un modello fondato sulla rendita e sul suo moltiplicarsi proteiforme. In realtà, non tutti possono vivere di rendita. Le nostre città possono invece morirne.

Autore

Barbara Pizzo
Barbara Pizzo insegna Urbanistica e Studi urbani alla Sapienza Università di Roma. Da molti anni studia le città cercando di spiegare le ragioni delle trasformazioni urbane più contese, mobilitando gruppi di ricerca interdisciplinari. Il suo interesse per la rendita urbana affonda negli studi sul paesaggio agrario di Emilio Sereni, in quelli su Roma di Italo Insolera e, molto tempo prima, nella curiosità per l’importanza del tema nel romanzo inglese otto-novecentesco.