Giambattista Basile

La pulce, la cerva e la vecchia scorticata

Tre fiabe da "Lo cunto de li cunti"

Tre fiabe da "Lo cunto de li cunti" tradotte in italiano moderno da Bianca Lazzaro. In appendice i testi originali in napoletano antico

Collana: Wallpapers
2015, pp. 96
ISBN: 9788868432201

€ 13,50  € 12,83
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Scheda libro

Era tempo che Lo cunto de li cunti approdasse al grande cinema. Troppo forte è la suggestione dei personaggi, dei luoghi e delle storie di questo vero e proprio scrigno dell’arte di raccontare, che dalla corte napoletana del Seicento irradia tutta la sua luce su ogni genere di fiaba e di novella dei secoli successivi. Il genio letterario di Giambattista Basile aveva concepito la sua costruzione narrativa come un racconto dei racconti, incastonando cinquanta storie fantastiche dentro una storia-cornice e scegliendo la lingua napoletana per dar voce alla fantasmagoria colorata e trasgressiva delle sue fiabe. Il risultato, come decretò un secolo fa Benedetto Croce – suo primo estimatore e traduttore –, è che «l’Italia possiede nel Cunto de li cunti del Basile il più antico, il più ricco e il più artistico tra tutti i libri di fiabe popolari». All’alba del terzo millennio, Matteo Garrone ha deciso di tradurre in cinema l’esplosione fantastica e la fascinazione onirica di queste storie stupefacenti. Il suo film è costruito attorno alle tre fiabe che qui vengono proposte, e che rappresentano un ghiotto assaggio delle cinquanta complessive. Tre storie avvincenti e trasgressive che dipanano il tema delle passioni – dall’amore all’amicizia, dall’invidia alla seduzione – sul filo del grottesco e dell’inquietudine, del comico e del ripugnante, del licenzioso e dello scurrile, del dramma e della fiaba. Sono sentimenti declinati, in Basile, all’insegna degli estremi: strattonati tra bellezza e bruttezza, giovinezza e vecchiaia, altruismo e gelosia, lascivia e purezza; contornati da magie e incantesimi, stipati di fate, di orchi, di torri da espugnare, di insidie da snidare, di sollazzi e gozzoviglie, alla corte di re e all’ombra di castelli che si affacciano su boschi minacciosi o su ridenti giardini. Basile alla radice del fantasy moderno? Niente di meglio, per scoprirlo, che leggere queste tre fiabe, qui proposte anche col testo napoletano in appendice.

Autore

Giambattista Basile
Giambattista Basile nacque a Giugliano in Campania, presumibilmente attorno al 1566, da una famiglia di cortigiani e di artisti. Lasciata giovanissimo la sua città natale, girovagò lungamente per le corti italiane, prestando servizio dapprima come soldato nelle milizie e sulle navi della Repubblica di Venezia, poi a Mantova, presso Ferdinando Gonzaga, che lo nominò cavaliere e conte palatino. Tornato nel Regno di Napoli, ricoprì vari incarichi amministrativi nelle provincie napoletane, tra cui quelli di governatore di Aversa e infine di Giugliano, ove morì nel 1632. Le molte sue opere in lingua italiana, in particolare le composizioni poetiche come quelle raccolte nei Madriali et ode (1609) ricalcano senza particolare originalità il canone barocco fissato in quegli anni da Giambattista Marino. Assai più significativa è la produzione in dialetto napoletano, tra cui spiccano le nove egloghe satiriche dal titolo Le Muse napolitane, e più ancora il suo assoluto capolavoro, Lo cunto de li cunti, overo lo trattenimento de’ piccerille, pubblicato postumo nel 1634-36 e conosciuto anche con il titolo di Pentamerone: la prima raccolta di fiabe che in assoluto l’Europa abbia conosciuto.

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